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Venezia 71 – Im Keller (In The Basement) di Ulrich Seidl

di il 23/09/2014
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AFORISMA
 

Estremo, disturbante, reale. Uno stile, un'impronta artistica inconfondibile, un modo di esibire e rappresentare il pensiero che hanno a che vedere solo ed esclusivamente con l'Arte. (M. Arienti)

 

Non poteva mancare, in queste immaginifiche pagine, la recensione del film più bello presentato alla 71ª Mostra del Cinema di Venezia. Quello che ci ha fatto credere di non essere soli nel cuor della Terra. Quello che risponde alla domanda latente di ogni tossico di cinema: “Ma che ci faccio in questo vuoto buio?”.

Parlo, naturalmente di Im Keller di Erich Seidl, un regista che, negli anni, è cresciuto vieppiù nella stima e nell’affetto di noi cricchettari e di altre sei o sette persone. Forse nove.

Non sarò io a raccontarne ma un collage tra le geniali e poetiche espressioni del più gentile, tra gli energumeni: Paolo Villa, e le irreprensibili e definitive sentenze del più affascinante scribacchino di cinema vivente: Massimo Volpe.
Le loro recensioni complete, da me ribaldamente e spudoratamente saccheggiate, le trovate qui:
Recensione di Paolo Villa su www.linkinmovies.it
Recensione di Massimo Volpe su www.cinemissile.blogspot.it

Si taccia ora il prologo e si apra il sipario.

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Che cos’è
Un documentario sugli spazi più privati delle case austriache: le taverne, le cantine, e i vani vari comunque assimilabili a pertinenze di proprietà atte a uso ricreativo e conservativo della memoria famigliare e individuale, e quindi collettiva. Dentro si trovano: uno scantinato riciclato a poligono di tiro, dove ci si esercita per difendersi dagli stranieri , tra xenofobia e ovvietà che farebbero impallidire anche un leghista oltranzista, una cantina nella quale una donna si reca tutti i giorni ad accarezzare bambole paurosamente e credibilmente forgiate come neonati quasi fossero tutti figli suoi, una cripta di un nostalgico nazista con tanto di bandiere e riproduzioni a grandezza naturale di Hitler e altri ufficiali delle SS dove si radunano un manipolo di beoni nostalgici musicanti, e poi sadomasochisti, corpulente prostitute sottomesse in gabbia, curiosi personaggi inguainati in lattice nero che disquisiscono sulle proprie prodigiose doti di eiaculatori e per finire, grottesco e sarcastico colmo dei colmi, un’amante della sottomissione violenta e del masochismo che disquisisce sulla violenza sulle donne.

Perché è geniale
Perché dietro questa carrellata a metà strada tra il surreale e il grottesco si nascondono tutte le ossessioni umane: l’amore, l’insicurezza, la dominazione, la solitudine che il regista racconta come sempre fuori da ogni schema (altro che documentario…), senza mediazione, in maniera talmente diretta da apparire quasi come normali e non eccessive o, peggio, gratuitamente provocatorie.
Perché l’estremo termine del cinema di Seidl è racchiuso qui, in una cornice di vite che mostrano una realtà capace di andare ben oltre la finzione, l’immaginazione anche di chi al cinema dell’austriaco immoralista provocatore (pure se per bene) ha sempre dato valore. La merda è in mezzo a noi, tutti i giorni, e prima ce ne facciamo una ragione e riusciamo a darle un tassello nella nostra ipocrita realtà – la quale, come ogni percezione costruita, sa di falso se guardata e annusata da vicino – prima riusciamo a fare quel passo avanti della civiltà umana che manca da un po’ troppo tempo. E che la rete mondiale e le tecnologie smart hanno per ora solo finto di farci fare. Per farlo, forse dobbiamo cominciare a guardare a cosa c’è (nascosto) in cantina, la nostra e la altrui, e andare oltre.

 

 

In the Basement (2014)
In the Basement poster Rating: 6.7/10 (3,175 votes)
Director: Ulrich Seidl
Writer: Veronika Franz, Ulrich Seidl
Stars: Fritz Lang, Alfreda Klebinger, Manfred Ellinger
Runtime: 81 min
Rated: Not Rated
Genre: Documentary
Released: 26 Sep 2014
Plot: A documentary that reveals what its subjects do in their respective basements.
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