Angolo del tanaka
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Cinema ancora chiusi? Per fortuna c’è: Il Cinemino della Cricchetta!

di il 14/03/2020
 

Siamo molto felici nell’apprendere che, dopo il nostro esempio, altre realtà multimediali (Infinity, Mondadori, Coconino Press, tra gli altri) stanno offrendo contenuti gratuiti al popolo italiano in solidale e orgogliosa reclusione entro le pareti domestiche.

Avendo ricevuto ben 4 o 5 like in più del solito su Facebook e sul sito, ci sentiamo pertanto autorizzati a proseguire con l’iniziativa iniziata la scorsa settimana e v’invitiamo, di nuovo, a godervi in primissima visione tutti i nuovi film in uscita, sempre grazie a…

Il Cinemino della Cricchetta

SALA 1

Cosa mi lasci di te di Andrew e Jon Erwin (durata 115 minuti)

Secondo musical d’inspirazione cristiana, dopo Jesus Christ Superstar (quest’ultimo, però, in odore di blasfemia per molti cattolici integralisti), Cosa mi lasci di te racconta le avventure di due simpatici scavezzacolli: l’aspirante cantante Jeremy (il cantautore neozelandese KJ Apa) e l’aspirante ballerina Melissa (la bravissima Suor Anna Nobili), amici e rivali nella scalata al successo attraverso la partecipazione allo show America’s Got Talent. Il film segue le varie esibizioni della coppia, dalla selezione iniziale fino alla serata finale (che li vedrà vincitori ex – equo), fornendo così l’occasione per riascoltare alcuni classici della canzone devozionale da The Lord’s my Shepherd (Signore sei Tu il mio Pastor) a Thanks only (Solo grazie) del nostro ex frate Giuseppe Cionfoli, autore anche della colonna sonora. I momenti più originali e trasgressivi del musical sono i duetti tra i due amici e i loro sforzi (maliziosi, a dire il vero) per resistere alle tentazioni che scaturiscono dalla reciproca attrazione. Il rap You’re not a nun-na, gimme some fun-na (Non sei una suora, fammi divertire) mette alla prova non solo le capacità canore del protagonista ma anche le doti acrobatiche di Suor Anna, leggera e decisa nello sfuggire alle avance del cantante. Finale commovente, con la coppia che dona il ricco premio in beneficienza e decide di lasciare il secolo ritirandosi lei, in convento, e lui in un eremo sul monte Athos. Sincera e toccante, tra rimpianto e vocazione, la canzone finale interpretata dalla protagonista: I could give it to him (Potevo dargliela).

SALA 2

Bombshell – La voce dello scandalo di Jay Roach (durata 108 minuti)

L’avvocato Celeste (un’immortale Nicole Kidman) esce dalla prigione in compagnia della sua nuova amica Kaila (l’algida Margot Robbie). Una limousine nera si ferma a raccoglierle. Megyn (la pneumatica Charlize Theron) comunica loro che sono state reclutate nella Female Investigation Governative Agency per far fronte a un’oscura minaccia che incombe nel mondo dello spettacolo: qualcuno, poco alla volta, sta uccidendo tutte le celebrità femminili che hanno aderito al #MeToo. Le due donne si stanno ancora interrogando sul da farsi, quando l’auto è presa a mitragliate. Dopo un inseguimento mozzafiato, le nostre eroine riescono a salvarsi e inizia così il loro addestramento speciale nelle mani severissime di Megyn. Il sospettato numero uno è l’ex presidente di Fox News, Roger Ailey (il veterano John Lithgow), licenziato per molestie sessuali nei confronti delle sue dipendenti. L’uomo è chiaramente un depravato ma a Celeste e Kaila non pare avere le caratteristiche dell’assassino. In aperto contrasto con la loro mentore, le due amiche seguono altre piste e, con un grande colpo di scena, scoprono che dietro gli omicidi c’è proprio lei, Megyn, che indossa maschera e protesi, per nascondere un corpo e un viso oggettivamente ‘brutti’ (la giornalista Lucia Annunziata in un piccolo cameo). E’ lei che, invidiosa per non aver mai ricevuto nemmeno un colpo di tosse da parte di un uomo, ha deciso di sterminare tutte le ‘belle molestate’ dello showbiz. Combattimento finale e lieto fine di prammatica.

Sorprendente corto circuito tra Big Little Lies e Charlie’s Angels, Bombshell mostra fin dalle prime spettacolari riprese di saper adeguatamente sposare l’action movie con il dramma sociale. Merito sicuramente della sceneggiatura di Charles Randolph (quello de La grande scommessa) ma anche dell’eclettica mano di Jay Roach, il regista della saga di Austin Powers.

Charlize Theron e Margot Robbie, candidate all’Oscar, non hanno vinto un bel niente. L’Oscar, invece, è andato a Kazu Hiro, Anne Morgan e Vivian Baker per il trucco e parrucco.

SALA 3

Il meglio deve ancora venire di Alexandre de La Patellière e Matthieu Delaporte (durata 117 minuti)

Come ricordavamo la scorsa settimana, qualsiasi film francese, salvo poche eccezioni, è una noia mortale che non andrebbe visto se non sotto tortura o perché la ragazza che ve l’ha imposto è Miss Universo.  Il meglio deve ancora venire appartiene esattamente a questa categoria. I registi e sceneggiatori Alexandre de La Patellière e Matthieu Delaporte annoiano senza pietà per quasi due ore che sembrano sei. Riporto, per gli ostinati e per il fortunato che esce con Miss Universo, il plot standard di tutte le commedie d’oltralpe.

Due colleghi o nemici o improbabili compagni di viaggio sono costretti a frequentarsi. Hanno caratteri diversi e, quindi, creano delle situazioni che mettono in difficoltà l’altro, pensando (gli sceneggiatori) che facciano ridere (No!). Poi ci sono un grande agitar di braccia nelle discussioni e qualche donna che fa vedere le tette, non sempre giovane. Poi c’è una situazione di pericolo o forzosa che costringe i due ad agire per il bene comune. Nascono l’amicizia e la simpatia e si esce sorridenti (credono gli sceneggiatori). No!

SALA 4

L’apprendistato di Davide Maldi (durata 84 minuti)

L’apprendistato, nonostante il Premio Speciale della giuria nella sezione Italiana.doc del 37° Torino Film Festival, non avrebbe mai visto la luce in un cinema, se non in un periodo di cinema chiusi come questo, ed è un peccato. Il filone docu-horror, si sa, è alquanto di nicchia e in Italia, per quanto ne sappiamo, pressoché assente. Sia benvenuto, dunque, questo piccolo e inquietante film dalla trama originale e insolita. Il quattordicenne Caruso, detto Carry (l’esordiente Luca Tufano), viene costretto a iscriversi in una scuola alberghiera dai genitori. Il ragazzo diventa subito vittima del bullismo degli studenti più grandi che lo deridono per una sonora scorreggia fatta durante una lezione. In quell’occasione, Carry scopre di avere poteri paranormali di telecinesi rompendo uno specchio di proposito e facendo scivolare il compagno Chris (Enrico Colombini), che lo deride, spostando il tappeto su cui cammina. Quest’ultimo prende a odiare il novizio e cerca un’occasione per vendicarsi. Carry, sempre più impopolare, è soprannominato da tutti Puzzone. Alla cerimonia di premiazione di fine anno, Chris escogita un sistema per rovesciare un secchio di cacca di maiale sul protagonista. Infuriato, il ragazzo decide di uccidere tutti con i suoi poteri telecinetici e di dare alle fiamme l’Istituto.

Non sappiamo come il regista Davide Maldi sia venuto in contatto con Luca Tufano e se ci sia stata una premeditazione nello svolgimento della vicenda. Le autorità stanno ancora indagando e, per il momento, si parla solo di omicidio plurimo colposo.

Per le immagini raccapriccianti contenute nel film, se ne consiglia la visione solo a un pubblico maturo e consapevole dell’autenticità delle riprese. Non è una fiction!

SALA 5

Maledetto Modigliani di Valeria Parisi (durata 100 minuti)

Commedia brillante interpretata dall’affiatata coppia Fabio Di Luigi e Paola Cortellesi, Maledetto Modigliani narra le vicissitudini di due sposi novelli, Carlo e Giovanna, entrambi custodi nel Museo del Novecento a Milano che, non potendo permettersi di pagare gli affitti esorbitanti della metropoli, decidono di abitare in una delle stanze vuote nei sotterranei, dove si conservano le opere considerate minori o da restaurare. Dopo i primi mesi trascorsi sotto l’occhio indagatore del sospettoso direttore del museo (il simpatico burbero Augusto Zucchi), Giovanna scopre di essere incinta. I coniugi, per cambiare vita, decidono allora di trafugare, dai sotterranei, un Modigliani in attesa di essere spedito in prestito a un’altra galleria. Il colpo riesce ma vendere il quadro non è cosa facile e i due vengono truffati da Mario, un finto critico d’arte (il sempre simpatico Claudio Bisio). Dopo parecchie peripezie, inseguimenti, travestimenti e botte in testa, il dipinto tornerà al suo posto e i due custodi, assurti per equivoco agli onori della cronaca come salvatori dell’Arte, riceveranno in premio quanto basta per pagarsi la casa dei loro sogni e l’avvocato per lo sventurato Mario finito in prigione.

Valeria Parisi, ex documentarista, qui alle prese con la sua prima fiction, sembra un Alessandro Genovesi al femminile. Dirige con brio il terzetto di comici ma esagera nel voler cercare la risata a tutti i costi, quando, nella brillante sceneggiatura c’è già tutto quanto serve per divertire.

That’s all, folks, per questa seconda settimana di apertura, qui al Cinemino della Cricchetta.

Le nostre prime visioni sono gratuite ma, se continuate a gradire l’iniziativa, non mancate di cliccare sul cuoricino del sito o di mettere un like sulla nostra pagina Facebook e\o Twitter.

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