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#Ema di Pablo Larraín – [V.M. 18]

di il 06/12/2021
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IL MIO VOTO


 
  • Sono felice Ema, in estasi, ma un po’ preoccupato.
  • Perché?
  • Per la musica di merda che state ballando. Mi chiedo, perché?
  • Vuoi saperlo?
  • Non spiegarmi niente, che vergogna, pietà! Dove volete arrivare?
  • Che vuol dire?
  • È musica da carcere. È roba che si sente solo in prigione. Tum cha-tum-cha tum-cha, tutto il giorno cazzo, tutto. È musica fatta per non pensare, per scordare il carcere vero e ricrearne uno nella tua mente, per scordare le sbarre che hai ogni giorno di fronte. È un ritmo ipnotico che ti scoraggia, è un’illusione di libertà. È nata perché la gente non pensi, così sesso si, droga si, eroina si, orge si, tante, ma il giorno dopo sai che c’è? Devi andare a lavorare. Vi ha convinto qualcuno, non so che cazzo vi ha detto, forse che muovere i fianchi vi rende libere? Beh, non è così. Questo è addormentarsi nella sconfitta, è come andare a vivere a Ibiza, è come andare a Los Angeles e stare la facendosi merdosi selfie tutto il tempo. E’ una cultura della violenza in cui la donna diventa soltanto e totalmente un oggetto sessuale e l’uomo è il porco maschio che sta tutto il tempo a mettere il Pugno© nel culo alle donne. Ed è solo questo che vogliono, questo è il ritmo, Tum cha-tum cha-tum. Io non ci posso credere, porca di quella puttana, che voi balliate il reggaeton. Con tutto quello che abbiamo studiato, sentito e provato, anche con te, cogliona, con tutto il vissuto, con tutte le porca troia di esperienze fatte. E tu ridevi! Ridevi di tutte queste imbecilli. Lo facevi, eccome se lo facevi, ti ammazzavi dalle risate. Ci mancava ‘sto cazzo di reggaeton, questa cazzo di putrida moda del reggaeton. Fanculo tutto, tutto.
  • Tu ci guardavi ballare e dicevi: “bello”. Ora no? Io non so cos’è bello, suppongo tu si, perché sei più intelligente, vero? L’unica cosa che so è che non mi piace quello che provo quando vedo qualcosa di bello ma ora mi piace molto di più ballare, perché è come scopare felici, con la faccia rossa, dicendo parolacce, eccitata, matta, allegra e di colpo circondata da gente. Ovvio, tutti arrapati come me, e anche loro si muovono come se scopassero, però con la musica. Che goduria porca puttana, io ci godo, è la vita e io ti ballo la vita, e se oggi sei vivo e sei qui è perché qualcuno un giorno si è eccitato e ha avuto un orgasmo, e noi quell’orgasmo lo possiamo ballare.

 

 

Anche se tutto il resto del film fosse percolato infetto di feci umane (cosa che non è), il monologo sul reggaeton vale il prezzo del biglietto, le due ore impiegate per vederlo e pure un paio di eventuali bastonate sulle palle.
Gran bel colpo, era da 25th Hour che non sentivo cinque minuti così tesi e iconici.

 

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