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Titane di Julia Doucournau

di il 28/10/2021
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IL MIO VOTO


 

 

Un’attrice con un enorme fascino ambiguo (Agathe Rousselle), che nella sequenza iniziale brutalizza veicoli, spettatori e personaggi. 

Una cosa appare subito chiara: Titane è uno spettacolo estremamente divertente.

Man mano che il film procede, si fa strada anche un altro aspetto: Titane non è una creatura strana e postmoderna, ma un semplice film sull’amore e sul bisogno reciproco degli esseri umani di amare, trascendendo genere, età, sessualità, scavalcando l’inganno dell’involucro. E la domanda su cui si interroga il film e la regista per tutto il tempo è una sola: Esiste un’umanità al di là del costrutto sociale?

Il precedente film della Ducornau, Raw, trattava di cannibalismo, e della necessità di infrangere un determinato tabù, presentandolo non più come fenomeno altro, separato, aberrante e mostruoso dell’essere umano, ma come pulsione naturale. Non lo trovo un film particolarmente riuscito, troppo discontinuo, schematico, e a tratti inconsistente. Già in quel film c’era una relazione costruita sull’amore incondizionato, appena accennata, elemento che qui, invece, diventa centrale.

No, non siamo dalle parti di Cronenberg, invocato sempre a gran voce quando si parla della Ducournau, le affinità tra i due sono solo apparenti: In Cronenberg la riflessione avviene sul piano ossessivo-reale, qui rimane sul piano metaforico-ideale: la tensione dell’essere multipli per essere uno, a questo servono le mutazioni in Titane. In questo caso dunque, nessun nuovo paradigma scaturisce dalla fusione tra essere umano e macchina, e la “nuova carne” che sorge da tale connubio è solo un’immagine. Quello che affascina la Ducournau è il rapporto tra il vivo dell’essere umano e il metallo morto della macchina, mentre In Cronenberg tutto è vivo, pulsante, non esiste questa distinzione, il metallo stesso diviene oggetto erotico. I film della Ducournau dunque, non ci parlano di ossessioni, o meglio, elaborano le ossessioni a livello visivo, e non morboso-concettuale. 

Titane trae il suo immaginario da visioni pure e inalterate, la regista ha detto che la scena finale è ispirata ad un incubo che ha avuto per molti anni. Affidarsi ad un’immagine molto potente e costruirvi un significato attorno, girare il film in funzione di essa. Un approccio molto più affine a David Lynch che a Cronenberg. 

Si percepisce un’energia strana, ondulatoria, prodotta dal fatto che il film non rispetta uno sviluppo canonico ma mantiene comunque inalterato il senso di tensione crescente, e lo fa attraverso la gravidanza di Alexia, che scandisce la progressione degli eventi. 

Il vero film comincia quando entra in scena Vincent: L’incontro tra i due e la relazione che si instaura rappresentano l’essenza del film, l’elemento che lo libera dal sospetto di esercizio estetico e lo rende vibrante e pieno di empatia.

Vincent Lindon

 

Tantissimi i momenti da citare, dalle surreali feste di pompieri inondati di testosterone alla spassosissima carneficina accompagnata dal sottofondo di “nessuno mi può giudicare”. Scenografie, musiche, luci, su tutto svetta la sensualità di Agathe Rousselle, che, travestita da ragazzino, danza come una divinità androgina sopra ad una camionetta dei pompieri in una delle scene più memorabili.

 

Alexia (Agathe Rousselle)

 

Questo film ha vinto Cannes, ed è un bel film, ma mi chiedo se abbia vinto più per ciò che c’è in superficie (la gender fludity, il body horror che va fortissimo, le iper stilizzazioni alla Neon Demon) piuttosto che per i suoi effettivi meriti. Se così fosse, sarebbe un peccato, perché forse la vittoria se la merita per davvero.

Edited by Margherita Calderoni

(POSTILLA CON SPOILER) Nel film, il personaggio di Vincent aveva un figlio, ora disperso da anni, si presenta Alexia, fuggiasca, travestita da ragazzino,e si spaccia per lui. Per quanto sembri improbabile che un padre scambi una trentenne incinta per un ragazzino di 17, è sufficiente pensare a Frederic Bourdin, protagonista del documentario ”The Imposter” per capire come la realtà sappia essere altrettanto improbabile.

 

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