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MOONRISE KINGDOM di Wes Anderson

di il 14/04/2020
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IL MIO VOTO


AFORISMA
 

Sembra una poesia: le poesie non devono sempre fare rima, devono essere creative

 

In questi giorni di prigionia, dopo aver imparato l’arte dell’uncinetto, partecipato a selezioni di talent on-line e postato foto di video-chiamate di gruppo, indispensabili per mantenere alto il numero di like sul profilo social, mi sono dedicata anche alle pulizie digitali. Dopo anni di appunti presi e abbandonati a se stessi mi ritrovo fra le mani la bozza di una recensione di Moonrise kingdom: è tempo di restyling.

Già le prime immagini del film hanno un potere magnetico e, con sguardo fisso in apnea respiratoria, dalla bocca mi esce una sola parola, decisa e ferma: capolavoro.
Capolavoro è il solo sostantivo che riesco a ripetere fino alla fine della visione, completamente inebriata dalla bellezza che continua ad echeggiare anche a distanza di giorni. Solo una volta interrotto con fatica il loop bellezza/stordimento sono riuscita ad avere le idee un po’ più chiare per provare a riassumere il perché quel termine calzasse coosì a pennello:

C di cinema: Flashback, stop-motion e geometricità delle immagini sono solo alcuni degli espedienti utilizzati dalla regia per centrare in pieno l’obiettivo di intrattenere lo spettatore e proiettarlo nel mondo della fantasia e dello spettacolo
A di arte: per gli scettici che ancora faticano a credere che il cinema appartenga a questa categoria è fatto obbligo la visione di questo film che racchiude espressione estetica e creatività.
P di poesia: stile e ritmo accompagnano una scrittura senza sbavature.
O di ossessione: ognuno ha le proprie per sopravvivere. Il buon Wes non può fare a meno della perfetta simmetria delle inquadrature trasformandole in armonici quadri da mostra, compresa l’adorabile faccia di bronzo di Bill Murray.
L di libertà: una fuga di due adolescenti che abbracciano l’incertezza per vivere a pieno il loro amore, senza regole ne condizionamenti, guidati soltanto dalla tensione che nutrono l’uno per l’altra.
A di Anderson: il regista texano usa tutta la sua ironia per evitare di finire nella trappola della love story smielata, e ci riesce alla grande. Lontano dall’essere banale crea, cambia, si muove. Dipinge un disequilibrio saturo di aspettativa, costantemente in divenire.

V di vintage: dalla colonna sonora alla scenografia, dai colori pastello al giradischi anni ’60, ogni dettaglio ci accompagna verso atmosfere nostalgiche di tempi lontani.
O di onirico: il film è un viaggio dentro il mondo della fantasia, un sogno di quelli che, al risveglio, ti lasciano destabilizzato perché stracarico di emozioni, immagini e scene surreali.
R di romantico: cosa c’è di più romantico nel realizzare un paio di orecchini con le salme di scarafaggi per la propria amata infilzandoglieli nei lobi con trepidante passione? Il dono del protagonista alla sua compagna di viaggio è semplicemente incantevole.
O di ottimo lavoro: senza ombra di dubbio una visione consigliata!

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