Trans for Dummies. Un vademecum fatto benissimo, con l’estetica giusta, la recitazione giusta, la battuta commovente al momento giusto, una produzione ricchissima, tutto perfetto, tranne il coraggio nel raccontare: il film mira esclusivamente al box-office e ad un target di pubblico della domenica. Si ferma a dieci centimetri di profondità da novella 2000. Fa diventare una favoletta quello che invece, nel mondo reale, è un atto eroico moderno. Perché richiede sacrifici enormi e un dolore, sia fisico che psicologico, che poco altro può provocare e che nessun altro sarebbe disposto a sopportare. Il mio rispetto per chi combatte contro un corpo che sente essere in cortocircuito con la propria mente è massimo. Anime dannate, determinate, in lotta perenne, destinate a perdere eppure, mai per vinte, si strappano e ricuciono in un vortice di dolore e gioia eterno.
Il film invece – tutto preso dallo “scandalo” di mostrare a video un uomo che si veste da donna – mira a solleticare il basso ventre alla signora di campagna, scandalizzare il prete di periferia e a far sogghignare il branco idiota di compagni di classe delle superiori. È una barzelletta seria, che non fa ridere, e pure uno spreco quando – con uno sforzo minimo in più – avrebbe potuto interessare, coinvolgere, fare arte e cultura.
La vita del primo trans della storia a tentare l’operazione di cambio di sesso. Un pittore affermato dei primi del ‘900. Sposato con la donna più bella del mondo.
Tra il gioco e sperimentazione, la giovane coppia rievoca nel marito in età adulta una parte femminile incontrollabile che lo colma e lo spinge a ritornare a sé stesso. Una forza che, secondo la radice di una lingua ormai morta, aderisce al 100% con la definizione della parola religione. Il contrasto tra il vissuto interiore ed il suo aspetto fisico diventa cosi estremo da portarlo a rischiare tutto: quando la vita viene mortificata (per cogliere la radice funerea del verbo non serve essere dei letterati) non si può fare che quello.
Con tanto materiale a disposizione, la pellicola si perde invece, purtroppo, in baci gay e pruriti voyeuristici dimenticandosi di enfatizzare l’unica sfumatura davvero degna di nota della trama: la reazione della moglie che, al posto di un, ahinoi, modernissimo irrigidimento+rifiuto+depressione+lacrime, risponde con curiosità, senza pregiudizio e con un intento di scoperta interessata, con una consapevolezza appena affermatasi di una vita che è sempre molto più articolata di quella che raccontano le nonne morte e i preti. L’astensione del giudizio della moglie è di gran lunga il punto meno battuto e più forte dell’intero film. L’amore per il marito non verrà mai meno, e viceversa. Ma non vivranno nell’ipocrisia, vivranno da persone che si amano e vogliono stare vicine, non da coppia sposata. Le uniche lacrime che verserà saranno solo dopo la morte della persona amata. Cruciale, a tal proposito, il dialogo in cui lei chiede a Lili (la parte femminile del marito) se fosse innamorata dell’uomo che stava frequentando. Lili risponde, per cambiare l’argomento in discussione, con l’ovvio: “io ti amo“. Sperando forse che la moglie non fosse abbastanza intelligente da capire la differenza tra amore ed innamoramento. La verità è che Lili non era innamorata di nessuno, ma amava sua moglie quasi quanto desiderasse correggere l’errore fisico che aveva ricevuto in dono nascendo. Un odioso, sgradito, regalo.
La pellicola, cosi sedata, pudica, ammaestrata, soffocata e frivola, è talmente per tutti che piacerebbe anche a Brugnaro
The Danish Girl (2015) | |
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Rating: 7.1/10 (201,505 votes) Director: Tom Hooper Writer: Lucinda Coxon, David Ebershoff Stars: Eddie Redmayne, Alicia Vikander, Amber Heard Runtime: 119 min Rated: R Genre: Biography, Crime, Drama Released: 22 Jan 2016 |
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Plot: A fictitious love story loosely inspired by the lives of Danish artists Lili Elbe and Gerda Wegener. Lili and Gerda's marriage and work evolve as they navigate Lili's groundbreaking journey as a transgender pioneer. |
Molto bello il commento, e’ un film che mi incuriosisce assai, ed anche io trovo che la cosa piu’ interessante e’ l’astensione di giudizio della moglie, soprattutto considerata l’epoca. Devo vedere se passa al TIFF!
Da tutte le considerazioni sul matrimonio che spargi nelle tue recensioni,si vede che stai per fare il gran passo..