#Venezia72 – Beixi moshuo (Behemoth) di Zhao Liang, un film osannato da Sentieri Selvaggi e Famiglia Cristiana
Mi gò soeo che 'na deboessa: no me piase vardar i scavi coi brassi dadrio aea schiena
Quando si parla di documentario+Cina, come in questo caso, non può che venire in mente il mostro sacro Wang bing. Un regista che adoro, uno che si chiude, ad esempio, per mesi in un manicomio psichiatrico con la sua telecamera, facendo la stessa vita dei pazienti, in mezzo allo sporco, le urla, la mensa fetida e le inferiate. Si mette in gioco al 100% tra gente che sbatte la testa, dice frasi sconnesse e gira su sè stessa pisciandosi addosso a piedi nudi. Mostra la vita vivendo esso stesso una condizione estrema ed impossibile da raccontare altrimenti. In Behemont il connazionale regista è in montagna che filma silenziosi operai con la pala in mano o che lavorano in metallurgia.
Il regista viene dalla videoarte e li si è fermato: la cura per la fotografia è estrema. Ha un paio di belle idee che, purtroppo, ripete ciclicamente sempre uguali (l’operaio con lo specchio sulla schiena: cava sullo sfondo e cava sull’uomo, e l’uomo nudo che proferisce brevi massime ad un orizzonte a linee spezzate), certamente evocative e suggestive, come le fiammate rosse sullo sfondo tranquillo del cielo azzurro, ma è tutto materiale per una installazione di video-arte, che c’entra il cinema? Anche su Amarcord di Fellini spuntavano tanti punti interrogativi sulla testa della gente, che non capiva, ma la bellezza era talmente varia e scoppiettante che li spegneva tutti a suon di brillantezza.
Quando mancano troppi elementi tipici dell’arte cinematografica e si devia cosi tanto verso l’arte visiva, la pellicola andrebbe presentata alla Biennale Arte. È li apposta a 15 minuti di vaporetto dal Lido. Vuoi fare un film politico? Vuoi inserirci pure la marchetta sulla Divina Commedia (divide il film negli stessi tre atti, tutto qui) perchè sai che parteciperai ad un festival italiano? Ok, fallo come vuoi, ma c’è un limite a tutto. Il rispetto per la gente il sala, ad esempio. Caro regista, nel tuo lavoro devi dar modo al pubblico di condividere con te il progetto. La proiezione era riservata alla stampa e alla gente che lavora nel mondo del cinema, erano tutti li sapendo di vedere un genere, il documentario cinese, che già in molti snobbano in partenza per pura ignoranza e razzismo. Voglio dire: mica era una platea da domenica pomeriggio a Musile di Piave, era una elite già ben scremata. Se dopo 20 minuti stavano dormendo (quasi) tutti significa che non sei stato capace di condividere niente. E sei stato proprio tu a darmi lo strumento per misurare il sonno in sala: avresti dovuto vedere che coccoloni gli prendeva a tutti quando gli operai usavano la dinamite. Vedevi saltare dalle poltrone la gente col cuore in gola mentre si pulivano l’angolo della bocca dalla bauscina e si sfregavano gli occhi arrossati.
Rimango fermo sull’idea che Behemoth abbia troppo a che vedere con gli anziani che guardano gli scavi con le mani incrociate dietro la schiena più che con un film. Poi capisco che sia sempre questione di gusti. Tutto dipende da cosa evoca quello che si sta guardando. E non tutti i film sono emotivamente universali. Altrimenti guarderemmo solo le fiabe Disney-Pixar che sono macchine che funzionano dappertutto (e per questo appiattiscono tutto, cit.). Del potere evocativo e cinegenico degli scavi scrisse, poi, pure il tanaka.
Nella mia personale scala di valutazione (da uno a cinque), due significa che il film non mi è piaciuto, tre che mi è sembrato un’occasione mancata (come nel caso del Leone d’Oro di quest’anno) e quattro che mi è piaciuto. Gli estremi li trascuro, a meno che promuovano in me rarissime emozioni d’amore o odio intense. Il fascinoso amico prezzolato che amo come, se non più, degli (e qui mi comprometto) Spritz al Cynar, vede il film come una nuova forma di espressione cinematografica che va oltre i generi. A me, più che andare oltre sembra che ne stia al di fuori.
Behemoth (2015) | |
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Rating: 7.5/10 (1,227 votes) Director: Liang Zhao Writer: Sylvie Blum, Weiping Cui, Chinnie Ding Stars: N/A Runtime: 95 min Rated: Not Rated Genre: Documentary Released: 19 Aug 2016 |
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Plot: Under the sun, the heavenly beauty of grasslands will soon be covered by the raging dust of mines. Facing the ashes and noises caused by heavy mining , the herdsmen have no choice but to leave as the meadow areas dwindle. In the m... |