Dice il Saggio: "Mai cambiare la strada una volta che si è intrapresa, si rischia di sbagliare due volte"
Caro Konchy (permetterete questa confidenza), il tuo film che i giurati veneziani hanno insignito del prestigioso Premio alla Regia mi ha colpito due volte: mi ha deluso e mi ha fatto sorgere una tristezza infinita.
Mi ha deluso perchè sappiamo che sai girare bene, che hai classe da vendere e finchè il tuo era un reportage in stile Nat Geo , seppur meno satinato, aveva il suo fascino, si capiva che era qualcosa che facevi per te fregandotene dei problemi di produzione ( lo hai detto tu che non avevi problemi di budget…); la barca che solca il lago piatto creando minime onde, il verde abbagliante delle foreste, lo specchio d’acqua sul quale si adagia la piccola comunità rurale, sono tutte immagini belle e solide che avrebbero potuto creare uno zoccolo duro su cui costruire un buon documovie.
Però tu sei un regista di film, ce lo hai scritto nel DNA e ad un certo punto, quasi sommessamente, ma sempre più chiaramente, la mano è partita per conto suo e tra trame esili, sottotrame e piccoli intrighi hai voluto regalarci un film che ahimè però si perde cammin facendo e anche l’interesse antropologico-etnologico che covava sotto la cenere si dilegua inesorabilmente. E’ vero hai usato attori non professionisti, gli ubriachi erano ubriachi veramente, la vodka era di quelle vere e toste, il postino era tale nella realtà, ti sei concesso solo la biondona procace, bell’esempio di milf postsovietica, attrice professionista.
The Postman's White Nights (2014) | |
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Rating: 7.0/10 (2,126 votes) Director: Andrey Konchalovskiy Writer: Andrey Konchalovskiy, Elena Kiseleva Stars: Aleksey Tryapitsyn, Irina Ermolova, Timur Bondarenko Runtime: 100 min Rated: N/A Genre: Drama Released: 15 Nov 2014 |
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Plot: The film represents life in a godforsaken Russian village. The only way to reach the mainland is to cross the lake by boat and a postman became the only connection with the outside world. A reserved community has been set up here.... |
Qualcuno ci ha visto uno squarcio sulla realtà di un piccolo spicchio dell’ex impero, un angolo di Russia dimenticato che vive con quello che la terra regala, ma allora perchè inserire quell’inserto surreale, che tu hai raccontato essere casuale e che invece ricorda tanto la famosa scena del razzo di Still Life di Jia Zhangke?
Manca la poesia, caro Konchy, manca lo sguardo divertito e indagatore, manca la spiritualità che il tuo popolo sa esprimere e che qualche altro tuo collega ha saputo mettere sul grande schermo (Fedorchenko, ad esempio) utilizzando proprio quello che tu avevi ben focalizzato nelle tue premesse: lo spirito che emana da una terra che sa essere desolata e magica nello stesso tempo.
E poi mi hai ferito,non volendolo , certo, riempito di tristezza, perchè tu, il meno russo tra i cineasti russi, eri l’unico rappresentate di quella cinematografia al Lido e allora la memoria corre subito a chi della grande madre Russia è stato il cantore più sfavillante che riempiva gli occhi e faceva sanguinare il cuore; Alekseji Balabanov non c’è più e con lui la Mostra era tutt’altra cosa.