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Venezia 71 – Il diario delle pecorelle – Parte 5

di il 02/09/2014
 

Una delle pecorelle più bistrattate dalle sorelle è Garibaldina. L’unica che cerchi di spingere il gruppo a vedere film italiani. L’unica ad essere, il più delle volte, lo zimbello delle altre.
Per Saverio Costanzo il gregge fa eccezione. La segue senza mugugni.
Il figlio di papà fa pochi film. Cambia soggetto ma esplora sempre zone d’ombra poco battute. Usa attori non inflazionati. Ricerca di uno stile che sia funzionale alla storia.

Hungry Hearts parla d’amore e incomprensione. Mina e Jude si incontrano, si amano, si sposano e hanno un figlio. Mina è ossessionata dalla visione impersonale della medicina moderna e non vuole che il figlio mangi carne o prodotti industriali. Il piccolo non cresce. Il padre si allarma e cerca di sottrarle il bambino. Il dramma incombe.

Poteva essere il film più maturo di Costanzo, per la costruzione e il notevole parallelo visivo di distorsione \ crescita dell’ossessione. Purtroppo, nel momento in cui inserisce la chiave che porterà al tragico epilogo, perde il controllo e opera scelte narrative che sfiorano l’horror (vegano) e la comicità involontaria. La pecorelle, perfide, rumoreggiano e ridacchiano ma sono tutte sveglie. E’ comunque il miglior film italiano della Mostra visto fin’ora e, forse, il migliore tra i film in concorso.

Guidate da Etny, il gregge s’infila alla proiezione di Villa Touma di Suha Arraf. regista cristiano-palestinese. Tre zitelle dell’alta borghesia cristiana di Ramallah, sono costrette a prendersi in casa la figlia di un loro fratello rimasta orfana. La vogliono ben maritare ma lei s’innamora di un musulmano dei campi profughi e rimane incinta. Per soffocare lo scandalo, la commedia vira in drammone.
Interessante il microcosmo culturale in cui si muovono le sorelle, da feuilleton lo sviluppo della vicenda. Quasi tutte le pecorelle a nanna, tranne Etny che si è messa a discutere con Ribellina sull’ipocrisia di definirsi palestinesi e poi farsi finanziare dagli israeliani.

The smell of us è, a suo dire, il miglior film di Larry Clark.
I ragazzi di Larry, che siano a Parigi, New York o in California, si vendono, si drogano, fanno sesso strano. Girato ‘sporco’ come le situazioni che mette in scena, nella sua insistenza a voler mostrare la trasgressione, il film si rivela più moralista di quanto possa sembrare a uno sguardo superficiale. Vogliamo riflettere sulla condizione di questi poveri giovani borghesi nati bruciati o no?
Le pecorelle fanno segno di no con la testa e si addormentano tutte. Solo Rockerina rinnova il gel sul vello e balla scatenata con la ricca colonna sonora, unico pregio di un’opera che nasce già vista e non cresce mai.
Il consiglio di Dispettina per il regista è di rinnovarsi girando un film sui papa boys.

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