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…un messia persuasivo, Countdown di Nattawut Poonpiriya

di il 19/06/2018
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IL MIO VOTO


AFORISMA
 

Dedicato a tutti gli amici della cricca®, presenti e passati, i magnifici 5, L.S.P.B.T., antesignani

 

Trama:
New York City. Capodanno.
Tre giovani thailandesi vogliono far festa, il che – ovviamente – significa tutto tranne congelarsi in piazza in mezzo ai poveracci. Scelgono quindi di suonare il campanello del loro spacciatore di fiducia per recuperare un po’ d’erba. Peccato che, inspiegabilmente, il pusher, così, da un giorno all’altro, si sia redento, quasi come colto da illuminazione sulla via di Damasco. Che gli sarà successo? Chi avrà mai incontrato? Indomiti, i ragazzi, frugando tra la sua immondizia, trovano un biglietto da visita strappato che, una volta ricomposto, fa apparire:

  1. la parola Jesus;
  2. una foglia di maria;
  3. un numero di telefono.

Sembra promettere bene. Purtroppo il numero è troncato dell’ultima cifra ma, bramosi di sballo a tutti i costi, ne mettono una a caso e chiamano, confidando nella dea bendata. Dall’altra parte della cornetta li aspetta un Gesù eclettico, schizzoide, perverso, ironico, torturatore e sanguinario: finalmente un Messia credibile, che cambierà non solo la serata ma anche la loro vita, altro che il Supereroe dai mille Superpoteri romanzato nella Bibbia.

Brainstorming:
Un Cristo spacciatore, blasfemo e violento – che entra negli appartamenti della Grande Mela per far confessare i peccati ai malvagi e redimerli dal male – è di certo un’idea originale. E’ noto che far confessare tutto non è facile con le buone maniere o, almeno, nessun prete, a memoria storica, c’è mai riuscito. In questi casi una sparachiodi, una pentola, una pinza ed una rivoltella possono tornare utili. D’altronde, il fine ultimo è l’Amore, la Redenzione!
Countdown è uno dei film più divertenti e crudi del Far East Film Festival 2013. Opera prima di tutto rispetto, ritmata, incisiva, sempre in bilico tra l’angosciare e il far sorridere. E’ sorprendente, spaventosa e scritta benissimo. Mantiene la giusta adrenalina e soddisfa coloro che credono che se in una storia compare una pistola, bisogna che spari. Infatti la sparachiodi non deluderà: lavora di fino e fa il suo sporco lavoro fino in fondo. Inoltre, raro di questi tempi, siamo di fronte ad un giovane regista che non se la tira.
Il film fa paura ma è una paura da campo scout: tra lo scherzo da prete e la barzelletta blasfema che sa far pensare. In realtà è divertentissimo, con una sceneggiatura a orologeria e alcuni momenti che meritano una seconda visione.
Attenzione a un particolare che può sfuggire: il cambio di lingua di Jesus, svolta del film.

Comodo santino da stampare, indispensabile cimelio pre-visione

 

Hesus:
David Asavanond è un monolite di pura ispirazione (anche traspirazione), pare di assistere all’ultima tentazione di Travis Bickle (basta sostituirne la cresta con un lungo, fluente, toupè). Regala una performance di primo livello, ineccepibile. E’ cinico, avvincente e brillante, un personaggio che inchioda alla poltrona con irresistibili dosi di black-humor mai fuori luogo. La storia del cane e l’intera scena della vasca da bagno sono ai livelli di Tarantino ai tempi di Pulp Fiction. La scena dell’aureola/neon e delle stigmate/proiettile resteranno impresse per sempre nella memoria.
Questo Cristo-Spacciatore così iconograficamente coerente con millenni di storia della pittura e che si muove con una forza punitrice al cui confronto l’occhio per occhio e dente per dente dell’Antico Testamento quasi impallidisce, è uno dei personaggi cinematografici più riusciti degli ultimi anni, geniale trovata di un regista che, seppur all’esordio, sembrerebbe avere stoffa da vendere.

 

Jesus è la medicina:

  • Indicazioni terapeutiche:Trattamento sintomatico delle affezioni dello spirito e della poca fede.
  • Dose, modo e tempo di somministrazione: stampare il santino di cui sopra, possibilmente a colori, ritagliarlo e metterselo in tasca – meglio se a contatto della pelle (calzini, mutande, reggiseno ecc.) – 10 minuti prima della visione. Aspettare almeno 2 ore dalla parola ‘fine’ di “Countdown” prima di disfarsene.
  • Controindicazioni: ipersensibilità alla luce e al cinema ‘che ci riesce.
  • Avvertenze speciali: dopo breve periodo di trattamento senza risultati apprezzabili, consultare il medico.
  • Sovradosaggio: nessun caso segnalato. Può anzi essere somministrato durante la visione di film di genere anche diverso (con il western, per esempio, è un vero toccasana).
  • Effetti indesiderati: nessuno.

 

Il lieto fine:
E’ un horror col lieto fine, e chi ne ha visti mai? 🙂
La morale? La morale c’è, ma è incapsulata dentro la storia narrata, quasi fosse uno dei personaggi, mica un pistolotto del regista. La prevedibilità e la convenzionalità? Non esistono: bugie o tutt’al più, allucinazioni.
L’etica è si parte integrante di questo thriller psicologico ma è trattata con ironia e dissacrazione. La morale sottesa non è moralismo e, soprattutto, non è un fine ma solo un mezzo: il regista gioca, gioca bene – ha le palle per farlo! – e si diverte tanto.
Il finale non va confuso con l’irritante buonismo occidentale che emerge senza volerlo, è sottile e appartiene all’indole del protagonista.
Quello del film non è un messaggio, è un avvertimento.

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