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Demolition – Amare e vivere di Jean-Marc Vallée

di il 10/07/2016
MI PIACE

il brano delle HEART "Crazy for You"

NON MI PIACE

il figlio "gender-fluid" di Naomi Watts, e il fatto che rasenta le due ore

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IL MIO VOTO


 

Presentato in anteprima al più recente BiograFilm Festival -e avendo già garantita la più ampia distribuzione in tutte le sale, prevista a partire dal 15 settembre (dalla Good Films), data che si cala perfettamente nel calendario che inaugura la stagione autunnale-, dopo la visione di “Demolition: Amare e Vivere”, mi permetto di prendere in prestito una riflessione dal grande Paul Watzlawick, e dal suo capolavoro “di Bene in Peggio”, e immagino di dedicare questa breve considerazione al regista, Jean-Marc Vallée, che “dimostra di non avere molta dimestichezza né con la logica, né con la metafisica, e per questa ragione incorre di tanto in tanto in qualche disavventura, e anche in ambiti meno esoterici tuttavia, i suoi progetti s’infrangono talvolta contro gli ostacoli più impensati”.

E’ probabile Jean-Marc Vallée si senta stanco. Dover superare sé stessi alla stregua di film quali: Dallas Buyers Club, Wild e il meno recente The Young Victoria deve creargli un livello di stress non indifferente. Se questa premessa fosse anche solamente vera per metà, allora esiste quasi un motivo lecito per sfornare una pellicola visivamente estenuante come questa. E’ un film dalla narrativa usurante. È ingrato verso gli attori che lo interpretano, e verso noi spettatori che non meritiamo tale livello di imbarazzante banalità.

Jake Gyllenhaal è appena rimasto vedovo (incidente d’auto: e viene da chiedersi, ma come guidano nei film americani? Su, facciamo un morto nei primi cinque minuti come in questa sfilza di film infelici: “Cake”; “Crash”; “Angel Eyes – Occhi d’Angelo (con Jim Caviezel prima della “Passione di Cristo”); “Vi Presento Joe Black; “Premonition), ciò naturalmente fa scaturire in lui la forma meno ortodossa di elaborazione del lutto. Essendo Jake Gyllenhaal, e dopo tutta quella massa di muscoli messi su per “Southpaw: L’ultima Sfida” sarebbe stato uno spreco fargli indossare delle magliette, per cui, il regista ritiene opportuno confezionare su di lui il personaggio di un vedovo che spesso si ritrova mezzo nudo.

Le perdite avvengono, la vita ci ferisce, e il cinema ha provato a raccontare queste ferite. Qualche esempio quasi riuscito, dove l’empatia con il dolore della sceneggiatura ha ottenuto la sufficienza, lo ritroviamo in “Moonlight Mile: Voglia di Ricominciare”, oppure in “In the Bedroom” (con la sublime Marisa Tomei, Sissy Spacek e Tom Wilkinson) e infine Rabbit Hole.

L’anima dolente del sexy-vedovo Davis Mitchell trova eco nella curiosità di una madre single di periferia (Karen Moreno / Naomi Watts che prova a salvare lui e il film dall’inerzia). Il loro incontro avviene a seguito di uno scambio epistolare (scaturito dall’evento meno afferrabile di tutto il film: una macchinetta erogatrice di snack non porta a termine il proprio compito, e il sexy-vedovo Davis Mitchell sente l’urgenza di raccontare questa sciagura, attraverso una copiosa corrispondenza con il servizio al consumatore della ditta, appunto Naomi Watts). Ho avuto l’impressione questo sia stato l’unico espediente attraverso il quale il regista decide di rischiare.

La perdita di una persona cara ci sconvolge, soprattutto se improvvisa: scopriamo di essere mortali, di essere vulnerabili, ma questo film non afferra affatto alcuno dei sentimenti che gravitano attorno all’afflizione o al tormento. Si ferma due isolati prima. Ed è uno spreco. E’ sconfortante vedere il miscuglio di stranezza, digressione e melancolia nel quale il regista vuole far scivolare il sexy-vedovo.

Ci sono le scene nauseanti (lui distrugge una casa di milioni e milioni di dollari), le scene svenevoli (lui scopre che lei era stata incinta durante il loro matrimonio e interruppe la gravidanza), le scene sentimentali (lui entra in sintonia con il figlio di Naomi Watts), ci sono i flash-back, ci sono le allucinazioni, c’è tutto. Non manca nulla. E’ il melodramma logoro che ogni stagione necessita, ed è strano la regista non sia Susanne Bier.

Siamo all’oscuro dei sentimenti del sexy-vedovo, probabilmente non amava sua moglie, probabilmente sì, ma nel frattempo scopre cosa è una metafora, ebbene, si inizia a pensare che lui sia la metafora del susseguirsi di molti eventi, del vento che sradica un albero, e altre trivialità che ci vengono offerte in maniera dozzinale, come le perle di saggezza del suocero, ora padre senza figlia: “cercare di riparare il cuore umano è come riparare un automobile, bisogna esaminare con attenzione ogni parte e poi si può assemblare di nuovo il tutto”.

davvero? DAVVERO?

L’insieme dovrebbe farci sentire immedesimazione con la parte più oscura del sexy-vedovo che sente l’urgenza di demolire, di distruggere, di mandare all’aria una lucrativa carriera nel mondo dei mercati finanziari, di smettere di farsi la barba, si, ci deve essere qualcosa di più profondo, ma no, non è così. C’è solo qualcosa di più vuoto: le nostre tasche dopo aver pagato il biglietto per questa visione. Il dolore secondo Hollywood fallisce miseramente, e quindi consiglio caldamente questo film a tutti coloro che hanno la lacrima facile, a coloro che si affidano al cinema per intortare (e sdoganerei il “film da intorto”), a coloro che si autodefiniscono disperatamente depressi. Il nocciolo della trama risiede su un fatto straordinariamente interessante: che non porta da nessuna parte e non scopriamo nulla di nuovo, e quasi per questo motivo mi sento di consigliarlo.

Personalmente sono collassato e sono finito schiacciato da una storia improbabile, ma non è detto che a te, e a te, e a te questo film non possa piacere. Quindi, giusto per quei tre quarti di gluteo di Jake Gyllenhaal, proviamo a intrattenerci con la mediocre carriera di un regista che ha solo avuto grandissimi colpi di fortuna. Ed è un peccato Jake non abbia ottenuto i riconoscimenti che meritava per “Lo Sciacallo: Nightcrawler”, perché era stato capace di sublimare la vera instabilità mentale. “Demolition: Amare e Vivere” ovvero “Demolition: Redenzione Istantanea” sarà un successo di incassi.

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