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Venezia 71 – Diario giornaliero # 2 ( 10° Giornata della Mostra )

di il 05/09/2014
 

La partecipazione alla festa coreana impone la sveglia presto per recuperare Tsukamoto, di cui ha già mirabilmente parlato Tanaka; segue Il Piccione Anderssoniano e si approda il pomeriggio ad Hong Sang-soo con il suo lavoretto di una oretta Hill of Freedom: un racconto mediato da lettere buttate alla rinfusa e quindi con sbalzi temporali; sono le lettere che un giapponese scrive alla sua aspirante amata e che questa legge; il cinema di Hong nel bene e nel male (tanto) c’è tutto anche se molto edulcorato rispetto a qualche anno fa. Il regista forse invecchia perchè i suoi personaggi non sono più detestabili come una volta, qualcuno è addirittura simpatico, ma ci mancano terribilmente quelle belle risse verbali condite di misoginia nelle cene dove tutti si ubriacano ( e poi spesso fornicano), e dove a volte volano pure gli schiaffi.

Si passa quindi a Sivas del turco Kaan Mujdeci: oltre mezzora di nulla tra bifolchi turchi e due ragazzini che questionano su chi debba fare il Principe nella recita della scuola in cui si mette in scena Biancaneve, poi così all’improvviso combattimenti coi cani. Se qualche decina di anni di visioni ha insegnato qualcosa al vostra cronista ( e per fortuna raramente si sbaglia) è capire quando un film è fatto sul nulla con qualche intermezzo, motivo per cui la fuga dalla sala è d’obbligo: amici fidati mi confermano che le mie previsioni erano giuste,altri invece quasi gridano al capolavoro: il bello del cinema.

Si finisce in bellezza con Red Amnesia di Wang Xiaoshuai regista cinese perno della Sesta Generazione che si candida prepotentemente a un qualche premio.
E’ il racconto di una anziana donna che vive a Pechino, da sola , figlio sposato con prole e altro figlio gay, che non vuole rinunciare al suo ruolo di madre e di nonna. Alcune strane telefonate e altri episodi poco chiari turbano la donna che nei suoi dialoghi serali col marito morto da poco mostra una crescente paura oltre che una ostinata delusione per quanto la società moderna ha portato nel rapporto generazionale.
Sembra quasi appalesarsi un thriller con fantasmi, ma poco alla volta, saggiamente e con grande fermezza Wang ci racconta una epilogo che getta le basi ai tempi della Rivoluzione culturale, i cui effetti deleteri ancora oggi si rendono presenti tra rimorsi e ricordi.
Wang dirige il film alla grande, creando anche qualche falso sentiero, ma l’epilogo della storia è tutto cinema che viene dalla capiente bisaccia del regista cinese.

Pilloline origliatorie: Ambientazione: uscita dal Film di Tsukamoto. Lei ” Questo è un film sulla politica del Cinema” mah…
Ambientazione: Uscita dal film di Andersson- Lei ” E’ un Monty Python alla scandinava” arimah…
Letto sul web un’ora dopo la fine di Red Amnesia in anteprima per la stampa: ” …film con toni da melò…” Vabbè, meglio andare a dormire.

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