Recensioni
1394 letture 1 commento

L’olocausto di Schindler’s list sfida i Bastardi senza gloria

di il 19/04/2015
 

Sia chiaro fin da subito che nessuno può sinceramente demolire un ottimo film come Schindler’s list, nessuno può dire che si tratti di un’opera minore senza arrossire. Certo, è pur sempre uno di quei film che, visti una volta, ci sentiamo di aver dato abbastanza, ma non è brutto come Forrest Gump. Allora, date queste premesse, cos’altro dire che non sia già stato detto? Cominciamo col porci qualche domanda. Schindler’s list è un film sull’olocausto? La mia risposta è affermativa. Chi la pensa diversamente sosterrà che è un film sulla storia e la crescita di Oskar Schindler, oppure una storia che racconta della salvezza di qualche centinaio di Ebrei. Tutto vero, ma questi due aspetti emergono per differenza rispetto al contesto, gli ebrei salvati su quelli trucidati e la conversione di Schindler sulla ottusità del resto della popolazione incapace di compassione con le vittime dell’olocausto. Un altro indizio che questa chiave di lettura non può essere archiviata troppo facilmente è il tentativo di Spielberg di far capire allo spettatore come nella massa delle vittime ci fossero molte individualità con l’espediente cinematografico del colore del vestitino della bambina. Espediente a mio parere un po’ ingenuo, ma ci ispira la prossima domanda: il modo in cui Spielberg tratta il dramma dell’olocausto è efficace? A mio parere no. Chi ha letto il ‘Diario di Anna Frank‘, o i libri di Primo Levi ha un’immagine più profonda della persecuzione subita dagli ebrei, fatta di angoscia, tensione e terrore vissuti singolarmente da ogni perseguitato in un mondo a colori. Io credo di aver ritrovato sentimenti simili in un film molto meno celebrato di Schindler’s list: Bastardi senza gloria di Tarantino. Teniamo a mente questo titolo, che riemergerà tra poco. Lo sterminio della famiglia della protagonista all’inizio del film, la caratterizzazione del cacciatore di ebrei e i suoi colloqui successivi mettono lo spettatore in uno stato d’animo di continua tensione non paragonabile a quello che riesce a fare Spielberg col suo bianco e nero. Allo stesso modo, quando Rossellini parlò del suo capolavoro ‘Roma città aperta‘ disse che volle fare un film sulla paura perché quella è stata la sua esperienza dalla persecuzione tedesca, un’esperienza che in meno di un anno lo portò a perdere trentaquattro chili di peso.

C’è un’altra ragione per la quale Schindler’s list non parla dell’olocausto in modo efficace: esso traccia una linea di demarcazione fin troppo netta tra il bene e il male e spinge comodamente lo spettatore dalla parte giusta. Insomma, lo spettatore ha ben chiaro in testa che anche lui avrebbe salvato gli Ebrei e che tutto sommato l’olocausto è stata una tragedia causata dall’ideologia imposta dai nazisti. Eppure, chi conosce la storia, sa che questa chiave di lettura non sta in piedi proprio per niente: la Germania democratica del dopoguerra è popolata dagli stessi cittadini che furono nazisti. Insomma, sinceramente democratici e sinceramente nazisti. Naturalmente, la via che prende Spielberg è comoda e sento di volerla ancora paragonare a quella di Tarantino in ‘Bastardi senza gloria‘ dove, con un tocco da maestro, il regista di Knoxville nel finale cambia improvvisamente la prospettiva e, nel farci godere del rogo e dell’omicidio dei nazisti e delle loro famiglie, proietta noi stessi – seduti comodamente tra le prime file del cinema – nel ruolo di nazisti. Forse solo chi ha avvertito nitidamente questo disagio nella scena finale può pensare (o sperare) di aver capito la cicatrice che l’olocausto ha lasciato nelle società occidentali.

Schindler's List (1993)
Schindler's List poster Rating: 8.9/10 (730138 votes)
Director: Steven Spielberg
Writer: Thomas Keneally (book), Steven Zaillian (screenplay)
Stars: Liam Neeson, Ben Kingsley, Ralph Fiennes, Caroline Goodall
Runtime: 195 min
Rated: R
Genre: Biography, Drama, History
Released: 4 Feb 1994
Plot: In Poland during World War II, Oskar Schindler gradually becomes concerned for his Jewish workforce after witnessing their persecution by the Nazis.
commenti
 
Rispondi »

 
  • Marta Foltran
    19/04/2015 at 19:34

    E non parliamo dell’americanata finale in cui il buon Oscar dà di matto urlando e disperandosi perché poteva salvarne molti di più?!?
    Scena inutile e davvero kitsch.

    Rispondi

Commenta e vota