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Kakera: A Piece of Our Life di Ando Momoko

di il 05/06/2015
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MI PIACE

Lo stile di Ando Momoko
I personaggi privi di background che si costruiscono sullo schermo

NON MI PIACE

La bottiglia che diventa colomba

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IL MIO VOTO


AFORISMA
 

La donna è come un campo pieno di cromosomi X, arriva lo sperma e a seconda se sparge cromosoma X o Y diventiamo maschio o femmina: questa è la fecondazione, solo un fatto statistico. ( Riko Sakata )

 

Per il suo lavoro d’esordio, risalente ormai a sei anni fa, Ando Momoko, regista del bellissimo 0.5MM visto al recente Far East Film Festival, sceglie un tema di quelli difficili da maneggiare senza cadere nel clichè, oltre tutto vagamente modaiolo degli ultimi anni, un amore saffico tra la tenebrosa e intristita studentessa universitaria Haru e la volitiva Riko, abilissima confezionatrice di protesi.
Sebbene la regista stessa più di una volta nel film ci tiene a sottolineare che l’amore non conosce sesso perchè l’essere maschio o femmina è il semplice risultato statistico di cellule deputate alla fecondazione, appare difficile non considerare Kakera una storia di amore al femminile, raccontata con il tatto e l’eleganza chiaramente femminili.
Haru vive una relazione totalmente insoddisfacente con un ragazzo egoista e insensibile, l’incontro in un bar con Riko che, con sfrontatezza tutt’altro che nipponica. la abborda senza troppi giri di parole ha in lei il potere di far nascere dentro se stessa una parvenza di autostima e di far intravedere un rapporto che possa donarla un sentimento sincero.
Riko da parte sua sembra più avvezza a giocare un ruolo decisivo nei rapporti di coppia, sorretta da un carattere forte e da un chiaro obiettivo che si tramuta però in possessività.

Ed in effetti il rapporto tra le due ragazze pian piano sembra incamminarsi verso lo stesso modello che Haru si è lasciata faticosamente alle spalle, da un lato per la sua fragilità contrapposta alla decisione di Riko e dall’altro per una ancestrale difficoltà a comprendere in pieno un sentimento omosessuale.
Finale apertissimo a prima vista, anche se ad una lettura appena più approfondita è chiarissimo, che vuole confermare il tema centrale del film: l’amore non ha limiti segnati dall’appartenenza ad un sesso o ad un altro e soprattutto l’amore spesso nasce dall’incontro tra due infelicità.
Visto alla luce del suo ultimo lavoro che tanti giudizi positivi ha ricevuto, Ando Momoko in Karera mostra già in maniera nitida, anche se acerbo a tratti, quello che è il suo stile: toni pacati, trama esile, atmosfere frequentemente al limite dell’irreale, personaggi privi di qualsiasi background che si costruiscono sullo schermo, grande capacità di regia sorretta da una scrittura efficace ( qui in collaborazione con Sakurazawa Erika autrice del manga cui si ispira il film).
Ma soprattutto, come dicevamo, Ando ha mostrato grande equilibrio nel non scadere nel facile voyeurismo piccante limitandosi a soli due baci castissimi, deludendo probabilmente chi in tal film cercava morbosità: in questo senso la giovane regista giapponese ha dato una lezione colossale a tanti suoi colleghi e colleghe , soprattutto occidentali, che in questi ultimi anni hanno diretto film pessimi che , ipocritamente, si basavano solo sull’ostentazione becera dell’omosessualità con occhio però cripto-omofobico, avendo alle spalle storie debolissime , spesso brutte, spacciate per presunti capolavori “coraggiosi”; Kakera è un bel film perchè ha una storia alle spalle e non perchè tratti di amore lesbico.

Kakera (2009)
Kakera poster Rating: 6.3/10 (397 votes)
Director: Momoko Andô
Writer: Erika Sakurazawa, Momoko Andô
Stars: Hikari Mitsushima, Eriko Nakamura, Ken Mitsuishi
Runtime: 107 min
Rated: N/A
Genre: Drama
Released: 03 Apr 2010
Plot: The story of the relationship between a college student whose relationship with her boyfriend is going nowhere and a bisexual medical artist who makes prosthetic body parts.

Se Haru all’inizio sembra essere un po’ il prototipo della classica studentessa universitaria un po’ sciatta e goffa , nel corso della storia la sua personalità , la sua insicurezza e le sue paure ne delineano alla perfezione i contorni affiancandosi agli altri due personaggi principali del film: Riko e la lesbo-milf Toko, personaggio quest’ultimo intorno al quale si sviluppa la tematica dei pezzi di corpo che Riko costruisce con grande passione nel laboratorio protesico: la parata di pezzi anatomici perfettamente ricostruiti e ripetutamente mostrati sembra voler essere una immagine metaforica delle vite a pezzi delle protagoniste, anch’esse sapientemente narrate dalla regista.
A completare il quadro d’insieme di Karera la tagliente e spesso estraniante fotografia di Ishii Koichi e la colonna sonora di James Ihia che si incastona armoniosamente con le immagini.
Mitsushima Hikari (Haru) e Nakamura Eriko (Riko) sono brave nel reggere il film sulle loro spalle , così come il personaggio di Toko è intensamente reso da Katase Rino.

commenti
 
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  • Michele Arienti
    09/06/2015 at 12:38

    ha dato una lezione colossale a tanti suoi colleghi che in questi anni hanno diretto film pessimi che si basavano sull’ostentazione becera dell’omosessualità con occhio però cripto-omofobico, avendo alle spalle storie debolissime, spesso brutte, spacciate per presunti capolavori “coraggiosi”

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