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Stefania per i gran lavoratori, Il diritto di contare di Theodore Melfi

di il 01/06/2017
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IL MIO VOTO


 

Un ritardo imperdonabile!
D’altra parte noi mamme moderne siamo prese da mille distrazioni (pene d’amore adolescenziali, episodi di bullismo…perpetrati da tuo figlio in prima elementare ai danni dei compagni più grandi…)

Ad ogni modo la mia visione de ‘Il diritto di contare’ risale a mesi fa: la proposta di mio figlio di accompagnarlo al cinema era irrinunciabile (…in genere la sua frase preferita nei miei confronti è ‘mi stai mettendo in imbarazzo’)
E’ una storia vera, e questo mi piace; mi ricorda con un po’ di commozione quello che diceva sempre il mio papà “’se sei in gamba prima o poi la gente se ne accorge’’. E qui, le protagoniste, in gamba lo sono davvero. Anzi, sono proprio geniali. Va quindi rettificata leggermente l’affermazione: è quando sei decisamente geniale che la gente non può fare a meno di accorgersene, soprattutto se di te ha enormemente bisogno…

Ecco quindi la storia di tre donne, per di più nere, che lavorano alla NASA negli anni ’60, il periodo in cui l’obiettivo prioritario dell’intera nazione americana sembra essere quello di superare i ‘nemici’ russi nella conquista dello spazio. C’è l’IBM, che comincia a fare capolino, per aiutare i voli spaziali con la sua super-tecnologia ma alla fine sono i calcoli fatti a mano da Katherine Johnson a confermare la traiettoria corretta per John Glenn –che così può farsi il suo giretto attorno alla terra, e rifarsi dello smacco di Jurij Alekseevič Gagarin.

Ora, da qui a dire dire che la loro storia ha contribuito a superare i pregiudizi nei confronti delle donne e delle persone di colore, beh, quante donne conoscete ai giorni nostri che ricoprono ruoli di spicco nel panorama interazionale? Nere poi…

 

Per non parlare del ‘superare i pregiudizi razziali’: eddai, non serve essere neri, basta una leggera nouances, qualche piccola differenza, e pensiamo pure di avere assolutamente ragione.
Le cose cambiano, appunto, solo per le persone sono geniali: pian piano si fanno conoscere, si rendono irrinunciabili, trovano pure casualmente uno sponsor-magari ad alti livelli. Ecco, in questo caso, nei confronti delle protagoniste del film, mantenersi rigidi sui propri pregiudizi un po’ difficile. Loro non si battono per cambiare il sistema, si danno da fare per ottenere quello che vogliono, senza esagerare, senza lotte trascendentali, senza battaglie, scontri, cortei: si rimboccano le maniche e non mollano;
e questo ha del bello ed in alcuni momenti emoziona pure.
Non penso a lotte di classe, pregiudizi, orgoglio femminile, penso piuttosto (e stavolta torna la mamma) che il film possa essere uno spunto di riflessione: se le cose a cui tieni non arrivano gratis, magari provare ad impegnarsi e sudarci su un po’ può non essere una cattiva idea.

Consigliato? Ma certo, dove altro capita di ricevere tanti principi educativi gratuitamente?

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