Angolo del tanaka
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Aridateme Ercane (Skizzo come home) di Paolo Sorrentino

di il 02/10/2014
MI PIACE

La grande umanità canina di Servillo
Il mutismo integrale della Marini

NON MI PIACE

Quei cinque minuti di camera fissa, alla fine, a interrompere il funzionale mal di mare che permea il resto del film

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IL MIO VOTO


AFORISMA
 

Il dramma di un punkabbestia. Un film quasi etnico che rivela al mondo i costumi dell'ultima tribù esistenzialista occidentale

 

Anteprima mondiale, ieri sera a Roma, dell’ultimo film di Paolo Sorrentino: Aridateme Ercane, girato quasi in parallelo a La grande bellezza e di cui, fino a poco tempo fa, non si aveva notizia.

Pubblico delle grandi occasioni: il sindaco Marino, Walter Veltroni di ritorno da Venezia, il presidente del consiglio Matteo Renzi (dieci minuti tra due apparizioni televisive), il regista e gli interpreti principali.
Valeria Marini, in elegante abito da sera, grazie alla notevole opera dei chirurghi di Cher, è praticamente la gemella di Greta Scarano (“Sì, ma io ho più tètte” – ha dichiarato simpaticamente a un giornalista).
Toni Servillo ha improvvisato un siparietto sfilando sul tappeto rosso a quattro zampe.

Ma veniamo alla trama.

Keta (Pierfrancesco Favino), un punkabbestia che vive per le strade di Roma e Skizzo (Toni Servillo), il suo cane, sono inseparabili. Dormono insieme, mangiano dalla stessa ciotola, fanno la questua cantando e ululando insieme, assumono le stesse droghe, si ubriacano. Sono felici. Una notte, qualcuno offre una salsiccia a Skizzo e lo rapisce. Inizia così l’epopea di Keta alla ricerca del suo amico che lo porterà a sacrificare la propria identità (capello lungo e sporco, orecchini tribali, ciabatta scalcagnata, ecc.) per soddisfare i gusti morbosi e sadici del rapitore, di cui sarà svelata l’impensabile identità solo alla fine.

favino

“L’idea mi è venuta” spiega il regista durante la conferenza stampa ”mentre stavo girando La grande bellezza. Ero a Roma in cerca di location, alle quattro del mattino, quando vidi un punkabbestia, evidentemente drogato o ubriaco, che deambulava gridando al nulla: “Aridateme ercane, aridateme ercane!”. La scena, con l’ombra generata dal lampione che si sovrapponeva a quella data della luna, mi colpì profondamente. Mi sembrò una metafora dell’eterna rincorsa verso le illusioni perdute, del richiamo disperato di chi sente che la parte migliore della propria vita se n’è andata per sempre. Scrissi la sceneggiatura di getto, chiamai i soliti amici, un breve accordo col produttore e ci ritrovammo a girare gli esterni, in gran segreto, per le strade della capitale. Quasi un instant movie.”

Guardando il sontuoso risultato, Aridateme ercane sembra tutt’altro che un prodotto realizzato in poche settimane. La patinatissima fotografia del fido Luca Bigazzi, le ricercate e ipnotiche musiche hardtek, l’impressionante trucco canino di Toni Servillo, non hanno niente da invidiare alle mega produzioni statunitensi.

“Per il ruolo di Keta avevo in mente Sean Penn ma, purtroppo, l’attore americano era già impegnato con The Gunman” ha dichiarato Sorrentino. “Vedendo la straordinaria prova di Pierfrancesco Favino (che per entrare meglio nel ruolo si è fatto infettare con la scabbia), devo dire, però, che il ripiego si è trasformato in titolare pregiatissimo, capace di commuovere, far sorridere, appassionare e grattare. Come cane ho pensato subito a Toni Servillo. Solo un attore consumato come lui sarebbe stato in grado di dare credibilità a una figura fantastica come quella di un botolo parlante”.

servillo

E in effetti, quella che sulla carta si presentava come una bizzarria Disney, grazie alla professionalità di Servillo, è sembrata quasi un’operazione naturale: se il punkabbestia parla e tratta il suo animale come un essere umano, è normale che questi gli risponda a tono.

“La sfida mi ha subito appassionato” ha dichiarato l’attore partenopeo “ho vissuto per una settimana dentro un canile comunale per imparare i movimenti, il linguaggio delle deiezioni, i latrati più espressivi dei randagi. E’ stato molto bello dividere il pastone con loro. Al termine del training, nel salutarmi, qualcuno si è anche commosso. Li voglio ringraziare pubblicamente per il loro aiuto e il loro incoraggiamento”.

Sfida decisamente vinta e si parla già di performance da Oscar, per il nostro Toni e per la Marini che, nel ruolo dell’assistente sociale muta, offre la miglior prova della sua carriera. A nostro avviso, però, l’intera opera avrebbe meritato di bissare il successo mondiale del film precedente. Se attori perfetti, fotografia ingioiellata e colonna sonora trascinante non sono sufficienti, l’idea geniale di legare la macchina da presa alla coda di un vero cane, fondendola con le abituali riprese ondivaghe tanto care al regista, fa di Aridateme ercane un capolavoro di audacia narrativa degno dei più grandi Maestri italiani del passato (Fellini, su tutti) e sposta un gradino più avanti quel senso d’instabilità, d’impermanenza visiva e, quindi, esistenziale che è poi la poetica, non sempre compresa, di Paolo Sorrentino.

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