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#BFIFlare – Primavera londinese a vedere film gheis ovvero delegato stampa per Flare 2017, terza parte

di il 20/03/2017
 

 

A DATE FOR MAD MARY 2016 Darren Thornton (voto 3,5)
Mary, appena uscita di prigione, deve prepararsi per il matrimonio di Charlene, sua amica fin dalle scuole elementari. Mary è una rompiballe, violenta e aggressiva (motivo per cui è stata messa in galera) e sempre in cerca di risse.
Tornata a vivere con la madre (donna sola e attratta dai ragazzi più giovani) e la nonna, non ha molte amicizie, anzi diciamo che le persone tendono a star ben lontane da lei.
Il suo obiettivo principale è trovare un più uno da portare al matrimonio dell’amica, si iscrive ad un sito per incontri, ma ogni appuntamento va male, finché incontra Jess una cantante carina, ingaggiata per fare il video del famoso matrimonio.
Film ritratto della classe medio bassa britannica, in questo caso iralndese, figlio dichiarato di Loach e Leigh, non è mai pesante o ridondante, nonostante il tema dello scoprire di essere attratti dalle persone dello stesso sesso inaspettatamente sia stato trattato moltissime volte.
Mary è certamente interessante protagonista e nel film si fa un tifo sviscerato per lei, ma nella vita reale una tipa del genere non riuscirei di certo a frequentarla.

Ragazzini che fanno skate davanti al festival

Le pause tra un film e un altro le passo ad osservare ragazzini che fanno skateboard sulla riva del Tamigi oppure una meravigliosa trans che posa per fotografi improvvisati, improvvisando mosse, facce, spogliandosi un po’. Dice che vuole fare l’attrice. Favolosa come poche.


BELOW HER MOUTH 2016 di April Mullen (voto 2).
Dallas è una lesbica butch strafiga, con occhi da cerbiatto, aggiusta i tetti ed ha un serie di amanti a cui spezza il cuore.
Jasmin è molto bona anch’essa, ma è etero, fidanzata, quasi sposata con un uomo d’affari carino.
Le due si incontrano e scopano (e scopano e scopano), Dallas col dildo nero, Jasmin sempre pronta e nel frattempo scoprono di amarsi.
Da principio pensavo assomigliasse un po’ a Bound, che però è infinitamente più divertente.
Questa sceneggiatura è di una banalità imbarazzante, tante scene pseudo hot e molte tette, tante ragazze stupende che salvano il film dall’essere pessimo.
Molto meglio vedere una puntata di L Word.


Dopo una breve pausa passata nella vicina Tate Modern a vedere la mostra su Wolfgang Tillmans, che mi piace tantissimo, vedo LAST MEN STANDING di Erin Brethauer e Timothy Hussin (voto 3,5), documentario sugli otto uomini di San Francisco contagiati dal virus dell’HIV nei primi anni Ottanta e rimasti in vita.
Ricordi e testimonianze di un momento terribile che ognuno di loro ha continuato a portarsi dietro, pur tentando poi di vivere la vita appieno.
Commovente e triste, ancora un altro documento per far sentire che il ricordo di quello che accadde non è scemato.

Trans meravigliose come questa si mettono in posa

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