#BFIFlare – Primavera londinese a vedere film gheis ovvero delegato stampa per Flare 2017, seconda parte.
I londinesi sono così: esce un raggio di sole e nelle strade trovi persone indossare bermuda, infradito e magliette con le maniche corte, indipendentemente dalla temperatura (oggi 12 gradi).
Marzo è primavera per loro, basta con giacconi e giubbini.
OUR LOVE STORY di Hyun-Ju Lee 2016 (voto 3,5) è un film coreano che tratta il primo amore alla maniera orientale. Nonostante ci siano tutti gli ingredienti dell’innamoramento, tutto è svolto lentamente e senza estremismi. Yoon-Ju, artista impegnata nel creare un’opera per la sua prima esibizione e formalmente eterosessuale conosce Ji-Soo, cameriera cosciente del suo essere lesbica. Immediatamente nasce una relazione romantica, ma minata dall’inesperienza di Yoon-Ju, che non riesce a gestire la gelosia e aspetta telefonate che non arrivano. Dopo i primi tempi, Ji-Soo lascia Seoul e con la distanza inizia un raffreddamento dei sentimenti verso la fidanzate che non riesce a capire il perché di questo distacco e si comporta nel modo che abbiamo avuto tutti le prime volte e cioè apparire di sorpresa anche se non invitati, controllare chiamate, diventare irritanti con la propria presenza o stare in silenzio irritante. In questa maniera tutto il mondo di Yoon-Ju comincia a sfaldarsi. Bella la misura in cui viene trattata questa storia per niente nuova, ma con risvolti molto teneri.
Segue BRIEF ENCOUNTERS una serie di quattro corti riguardanti soprattutto incontri sessuali. Beh, come dire il corto è materia difficile: bisogna catturare l’attenzione dello spettatore in poco tempo e con qualcosa che sia convincente. Ecco, qui non ci siamo. 1992 francese, un assistente professore che scopa con l’alunno, veramente poco interessante.
Il secondo 3 FRIENDS, tratto addirittura da un racconto di Colm Toibin (scrittore che mi piace moltissimo), racconta un rave dopo il funerale di un ragazzo che si scopre invaghito dell’amico. Ancora peggio di Brief Encounters.
HERCULANUM, sicuramente il corto migliore e l’unico applaudito in sala. Anatomia di una scopamicizia: relazione che va per la maggiore ormai (di cui pure io sono fan), in cui viene bene analizzata l’intimità che si crea tra due persone che fanno sesso abbastanza regolarmente senza però diventare una coppia. Uno dei due protagonisti è Jeremie Elkaim, uno dei miei dieci uomini preferiti sullo schermo, che pur essendo etero, continua ad interpretare ruoli gay.
L’ultimo, Morke Rum, racconta gli inizi sessuali di un diciassettenne. Ha l’unico pregio di mostrare il protagonista carinissimo che si fa una sega come prima inquadratura.
Il corto non è semplice.
Verso sera tutto il complesso del BFI comincia a farsi affollato, troppa gente e non riesco a concentrare l’attenzione su un possibile principe azzurro. Meglio dirigersi al bar ed iniziare coi vodka tonic.