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#BFIFlare – Primavera londinese a vedere film gheis ovvero delegato stampa a Flare 2017 – Prima parte

di il 18/03/2017
 

Non mi devo certamente stupire di trovare tale organizzazione: conosco ben Londra, la frequento da tanti anni e so che ogni cosa che viene realizzata qui sfiora la perfezione. Da principio, ricevuto la notifica del l’accredito stampa, mi pareva tutto molto complicato (certi film off limit per la stampa, rincorse tra le proiezioni, visioni al computer in una biblioteca digitale) ma una volta arrivato tutto magicamente è diventato chiaro.

Beh innanzitutto rispetto agli altri festival non c’è nessuna spesa di segreteria, nello spazio delegati c’è sempre caffè, tè, paste, frutta gratis per ogni delegato e mi garantiscono pure lo sconto se vado a mangiare nei ristoranti del complesso BFI. Una cuccagna.


Il primo film per la stampa è AFTER LOUIE di Vincent Gagliostro 2017 (voto 3).
Bello il personaggio di Sam Copper costruito per Alan Cumming, presente in quasi ogni scena del film.
Una pellicola molto-gay per le tematiche trattate, e un personaggio -quello del protagonista- che ha vive molte esperienze simile a quelle che ho vissuto io, anche se poi le risolve in modo assai diverso. E’ come me un cinquantenne che non ama andare a letto con coetanei e quando trova qualcuno delimita subito la relazione con confini altissimi, controllato in tutto: frequentazione, sesso e persino le domande che si possono fare e non fare. Fuma e beve veramente tanto. E’ un attivista all’epoca dell’AIDS, non accetta il fatto che nel mondo gay la lotta contro la discriminazione sia scemata, che ci sia un disinteresse nei confronti del contagio dell’HIV. In questo personaggio è riassunta tutta l’impossibilità di accettare che una stagione sia finita, per quanto tragica, difficile e irrimediabile.
Il suo incontro col giovane Braeden fa risaltare ancor di più questo suo arroccamento in posizioni vecchie di vent’anni, ma del resto non si può certo incolpare un 25enne per non essere estremamente preoccupato di diventare sieropositivo: un tempo AIDS voleva dire morte, ora basta prendere un farmaco ogni mattina.
Purtroppo verso il finale, il film prende una piega sgangherata, pare che il regista non abbia una chiara idea di come terminarlo e trascina avanti pesantemente una storia che aveva già risolto nella prima metà. Peccato, perché il film era un’interessante istantanea delle varie posizioni filosofoche nel mondo gay odierno.

 

In attesa del mio Vodka Tonic

Raggiungo l’angolo per i delegati creato per socializzare, dove danno da bere gratis e penso che sia stata una pessima idea di cercare di mettermi in dieta prima di arrivare a Londra. E mi mancano un po’ i miei compari della Cricchetta.
Stay tuned.

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