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#Venezia80 – DIE THEORIE VON ALLEM ( La teoria del tutto) di Timm Kröger

di il 05/09/2023
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“Il cinema non risponde alle domande, le pone e l’arte è la tensione che si crea nello scontro tra le diverse opinioni che fa nascere”

Come non essere d’accordo? Stavolta, però, il regista deve aver preso il diktat più come un dovere che un’inesorabile conseguenza della creatività.

Capita anche a me, in ferie, davanti al menù di un ristorante tipico, sono come i bambini quando lucidano gli occhi sbirciando tra le caramelle al banco dei dolci: fatico a decidermi e, preso dall’ansia di perdermi qualche prelibatezza, ordino tutto, troppo. Con gli occhi più grandi della pancia arrivo a metà pasto nauseato e rammaricato per ogni pietanza lasciata intatta nel piatto. Il regista soffre della inguaribile perversione. Una malattia che prescinde da ogni ragionevolezza.

Un giallo scritto da un bambino irresponsabile con più idee e immagini che trame e collegamenti. Stracolmo, confuso e ingordo. Getta il sasso nascondendo la mano, fregandosene del pubblico. Lento, noioso. Infantile.
Personaggi buttati a caso, doppi, morti che resuscitano, tutto alle ortiche, protetto dalle mura viscose del mistero finale irrisolto.

Prequel ideale del borioso, noioso, inconcludente TeleFilm® Netflix “Dark”, mutua da quest’ultimo cosi tanti elementi da rendere probabile una futura causa legale per plagio.
Il film soffre degli stessi difetti della serie di cui sopra e, non ricordandone pregi, resta inspiegabile il motivo per cui il regista abbia scelto di seguire proprio questa scia, forse per il buon vecchio Nazionalismo?
Se anche in Germania cavalcano l’onda di un successo televisivo frivolo dimenticando la loro sublime scuola ermetica, geometrica, profonda, granitica e irreprensibile, di chi possiamo più fidarci?

Le potenzialità inizialmente c’erano: nei primi minuti si gioca benissimo un mix tra eleganza, avventura e tensione, dando l’impressione di trovarsi davanti a un nuovo caposaldo del genere Adventure alla Indiana Jones in salsa d’essai.
A questo lato positivo si aggiungono anche 90 secondi di geniale sfottò a quel bidone dell’umido che è oggi il cinema italiano: se anche un tedesco riesce ad essere divertente significa che fa leva su qualcosa di estremamente risibile.

Grande occasione (e tempo) sprecata.

#Sconsigliato

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