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#FEFF23 – Pillole dal Far East Film Festival 2021, parte 1

di il 10/02/2022
 

#FEFF23 – My missing Valentine di Chen Yu-hsun
Stefania Carrer

Il ballo del gamberetto di un personal trainer marpione e dal cuore asseritamente grande riesce a malapena a rendere sopportabile la lunghissima introduzione di questa love story tra anziani trentenni taiwanesi. Per fortuna, piroetta dopo piroetta, il film riesce a reggersi su un intreccio di asincronie, francobolli leccati e odorose ostriche essiccate che rendono più che dignitoso il tempo dello spettatore in sala (che per il resto aveva pazientato solo grazie alla meraviglia dei sedili reclinabili® realizzati dal genio di uno dei main sponsor del festival).
Si sorride genuinamente guardando i protagonisti impiegare la loro goffaggine per mettere tutti i pezzi a posto. O meglio, quasi tutti: la trama è tutt’altro che perfetta ma, d’altra parte, la vita non è mica fatta solo di cerchi che si chiudono, no?
#consigliato a chi si sente sempre un po’ fuori tempo.

#FEFF23 – Son of the Macho Dancer di Joel Lamangan
Stefania Carrer

Brutte notizie per tutti coloro che si sono fiondati davanti allo schermo bramando un Magic Mike glitterato e filippino: la delusione sarà cocente. Neanche l’ombra di un Sixpack nei fisici adolescenziali degli sventurati macho dancer, che gareggiano per guadagnarsi il posto d’onore in jacuzzi raschiando il fondo delle proprie virtù.
Decisamente troppo dramma e pochi machi. Ad ogni modo, ho sorpreso quello che guardava il film accanto a me ordinare 10 paia di quelle mutandine maschili in ecopelle lucida dall’ultima blogger sopravvissuta a Duterte.
#sconsigliato.

#FEFF23 – Seobok 서복 di Lee Yong Zoo
Stefania Carrer

Non avevamo certo bisogno di qualcun altro che ci dicesse che la vita è bella perché prima o poi finisce. Per lo meno non ne avevo bisogno io insieme a tutte le altre ex ragazzine che si sono stracciate le vesti nella scena di Troy in cui un Brad Pitt all’apice della prestanza fisica sussurra alla sua amata Briseide che gli dei dell’Olimpo ci invidiano proprio la nostra mortalità. Da allora il messaggio è scolpito nei bicipiti neuroni.
Eppure, il sensibilissimo clone sudcoreano non fa che ripetercelo di continuo, alternando lacrime a deliri di onnipotenza, ma soprattutto lacrime. Salverei solo qualche scena d’azione clonata a sua volta da Stranger Things – solo che il sangue non scende dal naso, ma da un bullone dietro al collo.
#sconsigliato, soprattutto alle ex ragazzine di cui sopra

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