Angolo del tanaka
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#Venezia75 – L’orecchio lungo del Tanaka: Suspiria di Luca Guadagnino (Epilogo)

di il 27/09/2018
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Hotel Excelsior, Lido di Venezia, 1 settembre 2018 ore 20

Tilda Swinton: A Dakò, io me sa che parto stasera (il traduttore, per esprimere meglio il tono del dialogo ha liberamente inserito un accento romanesco)
Dakota Johnson: Dici che proprio ‘n premietto nun ce scappa, eh? Manco co Dertoro presidente?
Tilda Swinton: Ma chette va de scherzà? Mattesei vista?
Dakota Johnson: Embè? Mica so male come ballerina.
Tilda Swinton: No, tu sei brava e pur’io fo tanto Pina Bausce. È er firme che fa cacà. Quel froscione è proprio negato, ma quanno se mette in testa ‘na cosa…
Dakota Johnson: Ahó ma annoi checcefrega, poi… Ce pagano, eppure bene…
Tilda Swinton: Eh parli bene tu ma io c’ho le mie responsabbilità eppoi, quanno uno dietro de me s’è messo a russà, me so pure vergognata.
Dakota Johnson: ‘Sti cazzi, Tì. Se nun me so vergognata io co’ le Sfumature…

Stanza di Luca Guadagnino, un’ora dopo

Luca Guadagnino: Allora? Ti è piaciuto il film? Non l’avevi ancora visto montato. Dici che vinciamo, stavolta? (il traduttore, dato il diverso tono della conversazione, ha preferito qui un italiano colloquiale)
Tilda Swinton: Io non so più come dirtelo Luca: la regia non è il tuo mestiere. Sei prolisso. Sei noioso. Non sai gestire la materia. Non hai personalità. Se non era per i tuoi agganci, per i soldi della produzione, per l’immeritata fama di Chiamami col tuo nome, questo film non se lo sarebbero filato nemmeno al concorso per cineamatori della Bocciofila Massacesi.
Luca Guadagnino: Ma in sala mi hanno applaudito…
Tilda Swinton: Sì, e anche dormito, ridacchiato o sono usciti a metà film. Non capisco, non sei uno stupido, come fai a non vederti?
Luca Guadagnino: Ammetto che sia un po’ lungo ma… non sapevo cosa tagliare. Mi sembrava tutto così fico. Va beh, non fa paura, lo ammetto. Non è facile fare paura. Nella scena finale ce l’ho messa tutta: ho citato Cronenberg e Guerre Stellari eppure… niente.
Tilda Swinton: Sei negato, Luca. È così semplice.
Luca Guadagnino: No, non mi arrendo. Dirò che è tutto voluto, che è un film… politico, anzi femminista! Vedrai che mi premiano.
Tilda Swinton: Non accadrà e in sala sarà un flop, Smettila, Luca, e lasciami libera.

Luca Guadagnino: (sospirando) Lo farò ma prima ho bisogno di te un’ultima volta.
Tilda Swinton: Dio mio. Cosa, ancora?
Luca Guadagnino: Ho avuto un’ideona. Visto il successo, farò un remake di Chiamami col tuo nome.
Tilda Swinton: Un remake di un tuo film di due anni fa?! Ti sei sniffato le ceneri di tuo nonno?
Luca Guadagnino: No, le ceneri. Sì, è geniale. I produttori vogliono fare “Chiamami col tuo nome 2 – La vendetta del frocetto abbandonato” . Tutti sanno che il due è una copia dell’uno ma più brutta. E invece io, senza ipocrisie, farò direttamente un remake.
Tilda Swinton: Uhm…
Luca Guadagnino: Lo ambientiamo negli anni ’70 in Palestina. Convertiamo la storia al femminile, che le lesbiche sono di moda. Tu sei un ufficiale dell’esercito israeliano, buona, coraggiosa e comprensiva. Chiamiamo Emma Stone a fare la parte di tua figlia, in problematica crisi di identità sessuale.
Tilda Swinton: Emma Stone? Ma non sa recitare!
Luca Guadagnino: E beh? Neanch’io so dirigere ma entrambi abbiamo la macchina del consenso, ricordi? Lasciami andare avanti. Il fratello di Dakota Johnson, palestinese, accoltella un tuo nipote militare. L’esercito israeliano, per rappresaglia e contro il tuo consenso, bombarda tutto il villaggio, compresa la casa di Dakota che sopravvive per miracolo. Tu ti senti in colpa e l’accogli temporaneamente nella tua famiglia. Nasce l’amore tra lei e Emma. Finale agro-dolce, replica del tuo pistolotto che commuove e stavolta vinciamo l’Oscar come miglior film perché mostriamo a tutti che anche i sionisti hanno un cuore.
Tilda Swinton: Sai che mi hai quasi convinto? L’idea non è niente male. Nelle mani di un buon regista…
Luca Guadagnino: (risentito) Non si può avere tutto!

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