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#TSFF36 – Visioni non apprezzate al Trieste film festival 2025

di il 19/06/2025
 

Sono passati mesi, ma ricordo ancora il bar all’interno del Politeama Rossetti. Buio, quasi tetro, diventato da subito il mio personale rifugio tra una proiezione e l’altra. Un regista può anche metterci l’anima in un’opera ma, se alla fine il film è brutto, poco importa e non rimane che appartarsi in compagnia dello spritz al Cynar, che li, miracolosamente, fanno.
Tra le varie bevute alcoliche, come non citare:

IL MIO COMPLEANNO di Christian Filippi (1,5/5)
Lo so, lo so, non ha senso tirare fuori Mike Leigh e Ken Loach o i fratelli Dardenne. Ma se si vuole raccontare il disagio giovanile, non è che si possa far finta che non siano mai esistiti. La domanda che continuo a farmi è: perché i film italiani, anche quelli indipendenti, hanno sempre l’aria di essere una fiction del lunedì di Raiuno? Capisco il budget limitato ma ci sono capolavori di Maestri del cinema girati con due spicci.
Il ragazzo protagonista (ovviamente col taglio mullet), che è anche bravino, da principio, più che un tipo complicato, pare uno sul punto di aprirsi una pagina Onlyfans. Poi, di colpo, l’iper-drammatizzazione! Lui urla (grida sempre sto Riccardino), la madre vaneggia, e in tutto questo polverone lo spettatore non viene mai turbato. Lo vede e basta, o meglio, vede due persone disperate che sbraitano continuamente, oppure ballano. Urla e ballo, ballo e urla. Con Carlo Conti che strizza l’occhiolino dentro la mia testa.
Appunti non richiesti per il regista: vedere Le Paradis di Zeno Graton del 2023.

FARUK di Asli Ozge (2,5/5)
Mi è parso un film confuso. Un documentario che narra il rapporto padre-attore/figlia-regista e come quest’ultima si approfitti di lui in maniera piuttosto subdola. Qualche scena è carina e lui, Faruk, ultranovantenne, mi sta proprio simpatico, ma nel complesso pare un’accozzaglia di pezzi girati e uniti alla bell e meglio col preciso ed unico scopo di arrivare ad un finale che nella testa della regista doveva sembrare un colpo di scena e che invece risulta terribilmente prevedibile.

THE SHAMELESS di Kostantin Bojanov (2/5)
Nonostante una bellissima fotografia, questo film mi ha deluso. Renuka, eroina al contrario (prostituta, tossica, criminale) non è un personaggio sufficientemente approfondito per lasciare il segno. Il regista preferisce tenere un livello di investigazione molto superficiale e classico, in cui vengono ritratte donne sempre sottomesse all’uomo e l’unica che si ribella allo Status Quo deve ricorrere alla violenza per raggiungere i suoi scopi. Donne che per sopravvivere devono imitare gli uomini in un mondo dominato dagli uomini non sembra certo un’immagine geniale. Anche la storia lesbo tra Renuka e Devika viene raccontata in maniera troppo tradizionale: non si capisce bene perché una cada così facilmente nelle braccia dell’altra, ci sono troppi rimandi ad amori contrastati di antica fattura, e mai condivisi col pubblico. Stralci di un romanzo mai scritto, buttati li a riempire rapidamente i buchi di trama. Il montaggio è buono, la mano c’è tutta, sicuramente il regista si farà notare in futuro, se si limiterà a raccontare argomenti più vicini alla sua confort zone.

ZA DANAS TOLIKO di Marko Dordevic (1/5)
Più che un film, la becera sagra del buonumore. Ridanciano, insopportabile, tanti sorrisetti e, ancor più detestabili, canzoni interpretate ogni cinque minuti. E non è manco un musical. Tre fratelli vivono nella stessa casa con la figlia di uno di questi (verso il finale, en passant, si comprende perché non ci sia in giro una madre), fanno cose noiosissime ed è tutto un abbracciarsi e volersi bene. Mi sono chiesto “Ma non vorrà mica rifarsi a Rohmer questo regista?”, mi parrebbe davvero fantascienza. In assoluto il film peggiore che abbia visto in questo festival. A fine proiezione, depresso e nervoso, ho trovato conforto tra le dolci foglie di un carciofo fermentato ma, cullato dai vapori dell’alcol, continuavo a chiedermi:

 

Come fa il pubblico ad applaudire così entusiasta?

Come fa questo film ad avere critiche positive?

Cosa c’è che non riesco a vedere e che rende questo film almeno passabile?

 

Magari una risposta esiste, ma si allontana inesorabilmente, mentre mi verso il terzo bicchiere, nella meritata solitudine dei miei sessant’anni.

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