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#VM18 – 365 giorni di Barbara Bialowas VS PornHub

di il 23/06/2020
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Il six-pack di lui

NON MI PIACE

Il rapporto seno/fianchi di lei

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IL MIO VOTO


AFORISMA
 

La risposta polacca a 50 Sfumature di Grigio

 

Non bastavano i complotti sul mercurio iniettato da Bill Gates, entrato di notte in punta di piedi nella camera da letto degli italiani con una siringa infetta di Ebola e sangue africano. Non bastavano le polemiche sulla gestione della privacy nell’App Immuni quando è dall’epoca del Nokia 3310 che i telefoni sono tracciabili**, no, il mio mal di testa non ha pace, il Popolo-Bue© è riuscito nell’impresa di far arrivare al primo posto della classifica dei contenuti più visti su Netflix il film 365 giorni, lanciato come:

La risposta polacca a Cinquanta sfumature di grigio

Ho una fantasia psicotica, in continuo movimento, gira vorticosamente gravida d’immagini e concetti tali da far contorcere il cervello del più smaliziato dei pedofili laureati in teologia col massimo dei voti, ma mai avrei pensato di incontrare una frase del genere al di fuori di uno spettacolo di Stand-Up Comedy o di una pesantissima digestione post-peperonata.

 

If there’s one movie on Netflix that everybody’s streaming, it’s the Polish sex odyssey 365 Days which currently sits at No. 1 on the platform’s Top 10 most-watched films

 

In sintesi, per chi ha poco tempo:

365 giorni è un obbrobrio al cui confronto 50 sfumature di grigio (qui la mia recensione) fa urlare al capolavoro. E’ un film da usare per il gioco obbligo o verità: ci si lega alla poltrona con gli aghi incollati alle palpebre a tenere gli occhi aperti e chi prova a spegnere la TV o scappare fa penitenza. Chi resiste diventa eroe dei tempi moderni e omosessuale nel giro di una settimana: i glutei possenti di tale Michele Morrone – costantemente inquadrati a schermo intero – farebbero vacillare anche il macho-alpha più ottuso.

Per gli altri:

La storia riassume la famosa trilogia “scandalo”, da cui si ispira, in un unico film, dall’innamoramento al matrimonio. In fin dei conti è una classica pellicola sentimentale condita da qualche scena pseudo-porno patinata. La trama e i dialoghi raccapriccianti sono usati praticamente come riempitivo superfluo tra una penetrazione e l’altra. Le scene di sesso sono ovviamente la causa di tanta popolarità ma mi chiedo: possibile che la maggior parte degli utenti smaliziati di Netflix, ovvero l’èlite dei giovani rampanti di oggi, il futuro del pianeta, la forza motrice della società in divenire, la generazione digitale del XXI secolo sia così repressa ed attratta da una sessualità che definirei, per essere gentile, fumettistica? Come possono tre pompini edulcorati e un paio di tette avere ancora una presa così vigorosa? Sanno dell’esistenza di PornHub? E che su YouPorn c’è anche la sezione espressamente dedicata alle donne est europee? E lo sanno che in questi due siti Internet non solo i rapporti sessuali sono più eccitanti ma che non serve neppure pagare l’abbonamento mensile chiesto da Netflix? Lo sanno quanto grande sia il kuore di PornHub, azienda che fa della generosità un punto d’orgoglio, da quando si è offerta di aiutare i poveraccci dell’INPS prestandogli i server dopo averli visti esplodere per la massiccia richiesta delle indennità COVID-19? Netflix ha mai offerto aiuto alle istituzioni italiane?

Avviso pubblico ai repressi, depressi, disadattati, tronisti da spiaggia, femmine disneyane passivo-remissive e scimmiette aggressive senza cervello che si fanno attrarre da questo sesso fittizio, romanzato, fasullo, stereotipato e ridicolo: digitate subito pornhub.com sulla barra degli indirizzi del browser, rilassatevi per quei tre minuti e poi tornate su Netflix a mente lucida.

Vabbè, basta polemizzare, vediamo gli aspetti salienti della pellicola

Se chiedi ad un italiano cosa ne pensa dell’est Europa la risposta, nove volte su dieci è: “Puttane a buon mercato e criminali”. Per l’occidente figlio delle classe media, a destra della Germania, oltre a qualche rivoltella affamata, c’è solo un agglomerato di vagine di cui abusare dai 16 ai 25 e poi buttare. Non sono nazioni con una storia che porta ancora gli sfregi di un regime totalitario e che nascondono gemme architettoniche di una bellezza sbalorditiva, no, sono le vacanze sessuali della sotto-borghesia che non può permettersi Cuba, Rio o la Thailandia. Ma i polacchi sono furbi, e la gattamorta che ha girato questo 365 giorni lo è anche più della media, ha creato un prodotto fatto di stereotipi che si adatta senza fatica all’immaginario collettivo dei mentecatti di cui sopra. Volete criminali e puttane? Avrete criminali e puttane:

  • La protagonista polacca, più che una donna, è una femmina succube vestita e pettinata da professionista del sesso, sempre pronta a mordicchiarsi il labbro inferiore, anche quando subisce violenza sessuale. Tutto normale insomma, perché lo sappiamo che quando le donne dicono no significa sì, giusto?
  • Il protagonista italiano è un mafioso (anzi, gangster, altrimenti mica gli davano il permesso di girare in Sicilia) grottescamente immischiato in un vago calderone di droga e speculazione finanziaria. E’ un attore di primo pelo, non esattamente un talento, nonostante oggi sia diventato a nostro malgrado il portabandiera mondiale della recitazione italiana. Incarna la tipica bellezza del sud italia, come a centinaia a Lecce in piazza d’estate, già Youtuber, cantante auto-prodotto ed ospite a trashate televisive tipo Ballando con le stelle. Essendo balbuziente è stato ri-doppiato in post produzione, ma che corpo!

La produzione è economica, si pensi solo alla scena del bagno sulla fontana romana, citazione inquietante alla Dolce Vita di Fellini, descritta a parole dal protagonista ma mai inquadrata, o alla scena finale in cui per risparmiare sulla -SPOILER sparatoria o l’esplosione semplicemente l’auto non esce dal tunnel FINE SPOILER-.
La fotografia è di media qualità, cioè superiore al 99% delle produzioni nostrane, ma battere il peggior cinema al mondo non è certo un vanto.

 

Q&A finale:

  • Se non c’è niente che si salvi, se è un orrore vero, allora perché l’hai visto?
    Perché il trash mi attrae e mi ferisce nella stessa misura.
  • Pensi che tutti quelli che lo hanno portato al primo posto in classifica lo abbiano visto per il tuo stesso motivo?
    No.
  • Perché ti sei incazzato?
    Perché temo che il successo che sta avendo questo ammasso di ignoranza faccia sentire divi i due malcapitati che hanno prestato vergognosamente la faccia ai protagonisti. Temo anche l’emulazione, temo che i bellocci repressi, target ideale di questa pruriginosa commedia romantica, imparino a fare sesso da PornHub e a relazionarsi con l’altro sesso da questo 365 giorni. E tutti sanno invece quanto mi stia a kuore l’orgasmo femminile. Temo sopratutto l’uscita di un secondo capitolo.
  • Ti senti vecchio a scrivere una recensione così tanto bacchettona e poco ironica?
    Si, ma voi perché lo avete portato al primo posto in classifica? Cosa vi ho fatto di male?

Quest’epoca deprimente, in cui l’economia è a rotoli ma il mercato finanziario alle stelle, in cui i bellocci si masturbano coi film sentimentali di Netflix e io recensisco sciocchezzuole d’infima categoria, fa rimpiangere quella in cui con 50 sfumature di rosso si credeva di aver toccato il fondo. Invece ora è evidente l’autoironia geniale sottostante al film conclusivo della fortunata trilogia: tutti a fantasticare sulle mai veramente espresse perversioni del protagonista quando è chiaro che le sfumature di rosso erano riferite al colore dell’orecchio di Mr. Grey:

Le 50 sfumature di rosso delle orecchie del signor Grey, titolo completo della prima versione dell’opera

Come abbiamo fatto a non capirlo subito dopo che ci aveva pure imboccato con l’espressione intelligente che sfodera quando capisce di stare per diventare padre?

Ora si che le sfumature di rosso hanno senso. Ora si che ne esce un film che ha qualcosa da dire.

Volgiamogli bene alla trilogia originale, rivalutiamola, diffidiamo delle imitazioni e se, oggi, col cuore pieno di malinconia, devo proprio trovarci un difetto è che il protagonista avrebbe potuto indossare la maglia bianca e i pantaloni verdi.

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** La App Immuni non traccia gli utenti

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