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#FEFF23 – 3 pillole dal Far East Film Festival 2021, parte 2

di il 26/02/2022
 

Limbo di Soi CHEANG
Angela Andreoli

Non importa COSA ma COME. Di sicuro questo assioma è valido per i protagonisti dell’innamoramento, possono fare qualsiasi cosa, le 5 del mattino senza segno di stanchezza, un apericena o persino guardare un tramonto e sentirsi comunque inebriati di felicità.
Se il postulato valesse anche per i film saremo di fronte ad un capolavoro: inattaccabile da un punto di vista scenografico, una vera e propria opera maestra capace di catturare lo sguardo dello spettatore e di tenerlo incollato allo schermo. Immagini che fanno male mettono al centro della scena una città spoglia di colori e quasi priva di vita. Doverosa la lode all’interpretazione della protagonista, per non parlare del sonoro, ottimo.
Peccato però che in tutto questo come manchi completamente il cosa. Assistiamo ad una storia forzata, facilmente dimenticabile e l’approfondimento dei personaggi è raffazzonato.
Consigliato ai ricercatori di bellezza, non è facile trovarne di tale spessore, ma senza aspettarsi altro dalla pellicola.

 

 

LIKE FATHER AND SON di BAI Zhiqiang
Angela Andreoli

 

Sarà l’orologio biologico che mi spinge alla visione di film con protagonisti bambini nonostante mi deludano sistematicamente?
La scelta di mettere un umano in fase di sviluppo, paffutello con fare simpatico a fare da colonna portante ad un’opera artistica può essere strategica, lo ammetto. È capace di conquistare chiunque con la sua adorabilitá® e per giunta la narrazione scorre all’interno di una Cina rurale fotografata con delicata poesia.
Ma la storia è un tantino ripetitiva: orfanello povero rimasto senza famiglia si mette in viaggio alla ricerca di un padre e il venale mercante gli si affeziona. La scrittura estremamente fragile e il finale ancor più mortificante.
La strategia non sempre funziona, questa volta la noia ha avuto la meglio.

 

Midnight swan di Eiji Uchida
Angela Andreoli

 

Una raccolta di clichè completa al vostro servizio: una ragazzina povera “brutto anatroccolo” con i brufoli sulla fronte e i capelli sporchi, maltrattata dalla madre, vende la sua immagine per pagarsi le lezioni di danza e si trasforma in cigno elegante grazie alle cure amorevoli dell’emarginata zia transgender. Aggiungiamo la tragedia dell’amichetta perbene che non potrà più ballare e la confessione delirante di un trauma infantile in riva al mare.


Offensivo per la mancanza di credibilità al limite del ridicolo. Ho perso ogni speranza quando il colpo di un mocio ha messo KO in un bagno di sangue il cliente arrapato rimasto a bocca asciutta, forse dovremmo stare in guardia dalle massaie giapponesi o forse voleva essere una scena comica.
Un patchwork venuto male degli scarti di Billy Elliot e The Danish Girl.

 

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