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#TGLFF31 – HOLDING THE MAN di Neil Armfield

di il 07/05/2016
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Film tratto dall’omonimo libro di Timothy Conigrave che narra la storia d’amore dell’autore con John Caleo, iniziata a Melbourne in Australia a metà degli anni Settanta e finita per entrambi a causa dell’Aids.
Una storia d’amore, di sperimentazione sessuale e orgoglio gay, ha tutte caratteristiche di un film lgbt, in equilibrio tra melodramma e cinema d’autore intimista.
Una trama ben narrata dove i flashback, talvolta armi spuntate, sono invece qui molto precisi riuscendo a creare un racconto omogeneo e commovente senza farlo risultare compiaciuto. Quando si racconta una storia di morte è difficile non esserlo. Non mi è piaciuta la fretta con cui viene mostrato il reciproco interesse iniziale, fanno coppia subito in un ambiente molto ostile all’omosessualità, probabilmente l’economia del film ha imposto tagli per impedire la creazione di una pellicola troppo lunga.
Dopo Test e A normal heart, l’Aids è tornato protagonista della filmografia gay, anche se l’approccio è mutato: non ha più una vena documentaristica e descrittiva, ma una visione storica, con ricostruzioni di ambienti e situazioni ormai mutate.
I due attori protagonisti Ryan Corr e Craig Stott sono bravissimi, una recitazione misurata e per niente sopra le righe, anche nei momenti più delicati. Incomprensibile piuttosto la scelta del regista di far indossare loro parrucche ridicole per rappresentare il tempo che passa tramite il diverso taglio di capelli.
Attorno a loro attori famosi fanno ruoli comprimari (Kerry Fox, Guy Pearce, Anthony LaPaglia), tutti molto bravi: la qualità promette una possibile distribuzione ampia del film.
Ho pianto anche un po’.

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