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#Venezia73 – Tabl (Drum) di Keywan Karimi

di il 08/09/2016
 

Atmosfera alla Murnau per un’opera prima sorprendente per coraggio ed originalità.
Un avvocato (senza nome, come il resto dei personaggi) ha in consegna un pacco da un cliente e a causa di questo ricreato (osservato, come dicono loro) dalla polizia.
Inizia così un racconto kafkiano in cui il regista ci fa seguire le mosse del protagonista in giro per Teheran, con immagini spettacolari: un bianco e nero suadente rende poetici anche esempi di dissoluzione della città.
Per aumentare il senso di claustrofobia che dà vivere in un posta dove la libertà intellettuale è fortemente ristretta, le riprese sono sbilenche, profondissime, squarci, abbonda la telecamera fissa che continua a inquadrare anche quando il personaggio lascia la scena.
Rumori disturbanti e ossessivi, ipnotizzanti sono presenti per quasi l’interezza del film, intermittenza di luci, il regista non vuole ingraziarsi lo spettatore, ma vuole fargli capire la dimensione in cui si vive in Iran (quasi un quarto delle persone hanno lasciato la sala anzitempo).
Le parti più nefaste e importanti per la trama accadono fuori campo, raccontate per caso e fuori dall’inquadratura delle telecamere.
Un film difficile in cui Karimi agisce di sottrazione per sfuggire a censure.
Inutilmente, in quanto il regista non era in sala a presentare il suo film in quanto inquisito

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