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Roma 2014 – Il diario delle pecorelle (prima parte)

di il 22/10/2014
 

Fatece largo che passamo noi

Le pecorelle che ce piace er cine

Semo animali co’ poco cervello

E er film c’annoia ce fa addormentà

 

Così ha cantato Ciociarina per tutta la strada che separava il pascolo dal Parco della Musica.
Nerina la voleva strozzare e Tiomkin, la pecorella melomane, si è messa le cuffie isolanti della Bose.

Arriviamo il giorno dell’inaugurazione giusto in tempo per non farci consegnare gli accrediti a due minuti dall’orario di chiusura. Quando si tratta d’annà a casa, ‘sti romani so’ peggio de li svizzeri.

Compriamo il biglietto scontato ‘gregge’ e saltato a piè pari il film d’apertura ufficiale (Soap Opera di Alessandro Genovesi, ma come si fa?!) ci buttiamo sul teutonico We are young we are Strong del giovane Burhan Qurbani, ricostruzione di un triste episodio di xenofobia violenta che, nella Germania del 1992, e per l’esattezza a Rostok, portò dei gruppi di giovani neonazisti a dar fuoco a un centro di accoglienza di rifugiati vietnamiti. Film stiloso, quasi tutto in bianco e nero, con attori bravi e in parte ma con un difetto quasi imperdonabile: il distacco algido, generato da sceneggiatore e regista, che toglie pathos ai personaggi, confinando una materia che poteva essere intrigante quasi nel limbo barzotto del docu-fiction.
Celodurina, la pecorella leghista, è stata l’unica a restare sveglia fino alla fine. Le altre, nonostante l’eccitazione per la novità festivaliera romana, sono cadute nel sonno in ordine sparso. Riportarle mezzo addormentate all’ovile del camping sulla Flaminia non è stato facile.

pecore

Letto le trame avvilenti dei film in programma venerdì mattina, decidiamo di andare a visitare i Musei Vaticani. Il gregge dà grande prova di civiltà, nelle code, evitando di sporcare. Sgarbella, pecorella laureata in Storia dell’Arte, ci guida per le meravigliose stanze illustrate raccontando che, in assenza di TV e cinema, gli altri prelati trascorrevano le serate a mirare i racconti più o meno simbolici impressi alle pareti. Sono infatti famosi, ci dice, i torcicolli dei cardinali del passato. Le lanose sorelline annuiscono meravigliate. Io sospetto ci stia prendendo tutti per il vello.

a rose

Rientriamo in tempo per l’incontro con Park Chan-wook e la proiezione del suo corto A rose reborn, finanziato dall’imprenditore italiano del fashion Ermenegildo Zegna. Ci aspettiamo uno spottone e invece ci troviamo davanti alla storia iniziatica di un enigmatico miliardario asiatico che deve decidere se finanziare il brevetto di un giovane ingegnere occidentale in grado di risolvere il problema della siccità mondiale. La decisione dipende dalle risposte che l’inventore darà ad alcuni enigmi proposti dal finanziatore in diverse località del pianeta. Finale pieno di bontà e speranza. Le pecorelle, al termine, si guardano perplesse. Cos’hanno visto? Un compitino ben svolto ma poco ispirato, a dispetto del positivo messaggio.
Il genio del corto, quello de La ricotta di Pasolini, per intenderci, è molto lontano.

Park_Chan_Wook

Il regista coreano, poi, risponde amabilmente alle domande del critico Giona A. Nazzaro, nonostante il suo calzino bianco sotto l’abito scuro. Non riportiamo le sue domande perché troppo colte per la nostra ignoranza ovina.
Usciamo interrogandoci soprattutto sul movente del mecenate italiano di Park. Ragioni fiscali?

A girl walks home alone at night, opera prima della giovane regista Ana Lily Amirpour chiude la seconda giornata del Festival. Una vampira col chador si aggira in una città semideserta chiamata BadCity, dove insegne in farsi si fondono a paesaggi western e dove una fossa comune ospita a cielo aperto le sue vittime. La vampira è giovane, cool e sceglie le vittime secondo un codice che mescola fame e morale personale. Un muscoloso delinquentello dal cuore tenero la farà innamorare.

A Girl Walks Home Alone at Night_01

Se gli zombie sono un po’ terreno da nerd, i vampiri, specie dopo l’ultimo film di Jarmusch, sono icone hipster. Questo divertente ibrido iraniano-americano ne è la conferma e la stupenda colonna sonora di rock medio-orientale, il sigillo. Tutte le pecorelle hanno applaudito entusiaste al termine della proiezione e nonostante qualche caduta di ritmo e alcuni eccessi estetizzanti sono rincasate soddisfatte e felici.

commenti
 
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  • Michele Arienti
    22/10/2014 at 20:43

    “Usciamo interrogandoci soprattutto sul movente del mecenate italiano di Park. Ragioni fiscali?”

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