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#Venezia81 – Quiet Life di Alexandros Avranas

di il 29/08/2024
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Primo giorno. La Mostra del Cinema mi accoglie anche quest’anno con la sua sferzata di biancore geometrico. L’immagine del Palazzo del Casinò che si staglia su un giardino di piastrelle abbaglianti è la prima che mi viene in mente pensando al concetto di isola di calore, seconda solo a quella del parcheggio vuoto di un centro commerciale sulla Romea.

Per evidenziare il fatto che almeno un film in vita loro l’hanno visto, i location designers della Biennale hanno pensato bene di farcire il candore rovente con strisce di rosso sapientemente posizionate. Insegne, tappeti, cordoncini degli accrediti e suole delle Louboutin delle sgallettate® sembrano voler applicare alla tipica cartolina della Mostra l’effetto “sangue su neve“. Ahimè, ciò non basta per abbassare la temperatura percepita e bloccare i fiotti di sudore, ma confido nel refrigerio della sala.

Quiet Life (2024)
Quiet Life poster Rating: N/A/10 (58 votes)
Director: Alexandros Avranas
Writer: Stavros Pamballis, Alexandros Avranas
Stars: Chulpan Khamatova, Grigoriy Dobrygin, Naomi Lamp
Runtime: 99 min
Rated: N/A
Genre: Drama
Released: 01 Jan 2025
Plot: Refugee family in Sweden faces trauma after youngest daughter falls into unexplained coma when asylum denied. Parents struggle to find cure, resilience tested amid difficult circumstances.

 

Con Quiet Life di Alexandros Avranas mi ritrovo nella stesso rigore architettonico e cromatico che mi sono appena lasciata alle spalle. Le inquadrature geometriche e spesso simmetriche, la teatralità di alcune scene, i finti tentativi di rompere la quarta parete mi fanno pensare al regista come all’alter ego minimalista e depresso di Wes Anderson, con una perversione per i mobili Ikea ed i loro colori pastello.

Tutto sembra costruito per sottrarre calore ed empatia al genere umano, quasi si trattasse di un greco che snocciola i suoi stereotipi sui nordeuropei. Anche il linguaggio sonoro è usato per allontanare i personaggi dallo spettatore, con un fine disturbante che ricorda quello sperimentato ne “La zona di interesse“, ma senza tutta quella intensità. La storia si svolge come un dramma familiare che abbozza qualche svolta distopica alla Black Mirror, senza però mai spingere l’acceleratore verso quella direzione. Il risultato è che le scene potenzialmente più folli e respingenti risultano a tratti poco credibili.

Non ho ancora capito se l’equilibrio sia il pregio o il difetto più grande di questo film. Ad ogni modo, mi ha insegnato una cosa nuova e solo per questo, alla mia veneranda età, non si può che ringraziare.

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