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Il Gioiello del #milanofilmfest25 – Four Mothers di Darren Thornton

di il 07/06/2025
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A volte capita che il film abbia l’effetto di rappresentare una tua paura in maniera nitida e chiarissima, la proietta nello schermo, molto grande, e te la fa vedere per bene, da tutte le sue angolazioni. Tu sei lì, impotente e molto coinvolta, mentre subisci questo trattamento, ma in fondo capisci che è ciò che ti serve. Four mothers è una commedia irlandese che racconta di un uomo sulla 40ina che si prende cura di sua madre, con tutte le difficoltà che questo comporta. Il tema che mi spaventa è l’accudimento genitoriale, di quelle persone su cui ho sempre potuto contare (con immensa fortuna, molto spesso non è così, lo so). Arriva un momento in cui smetti di essere soltanto una figlia e inizi a pensarti madre. Credo che ci coinvolga tutti, chi in modo conscio, con imposta presenza costante e assistenza fedele, chi in modo strisciante, che ti spinge a regali costosi per facilitare la vita dei tuoi vecchi. Ma non divaghiamo e torniamo a noi, anzi a lui, Edward, scrittore di fama internazionale, omossessuale, dichiarato dall’età di 17 anni, che vive un momento di grande notorietà alla presentazione del suo nuovo libro. E’ un ragazzotto irlandese, tra i trenta e quaranta, di bell’aspetto, che ha in mano il mondo. Tuttavia, questa immagine esteriore, che si presenta all’immaginario collettivo, non corrisponde alla realtà della vita di Edward, che ogni mattina svegliato dal campanellino della madre Alma, accorre al suo capezzale per aiutare ad alzarla e vestirla, con una cura e dolcezza unica. Le fa scegliere quale vestito sarà il migliore per farla sentire anche oggi una regina nella sua casa. Parte una voce metallica che puntualizza che il prediletto è quello verde, ottima scelta. Alma si affida ad un iPad per parlare da quando un ictus l’ha lasciata senza parole. Questa comunicazione asincrona e’ la quotidianità di Edward e della esigente Alma, stretti da un legame viscerale. Il figlio cerca in ogni modo di compiacere i desideri, talvolta capricci, della madre, spesso a costo di mettersi in secondo piano. La accompagna alla messa, al cimitero, alle visite mediche. E’ un badante h24. Un badante speciale, che ci mette molto cuore e presenza. In questo contesto di cura, tra le sue mura dell’infanzia, lui produce capolavori letterari, lentamente, prendendo il suo tempo e quello per Alma. Tutta la quotidinaità si regge in perfetto equilibrio fino a quando i suoi migliori amici, una coppia gay, e il suo psicoterapeuta non hanno la bella idea di partecipare al pride invernale di Maspalomas alle Canarie, affidandogli le loro tre madri affinché lui se ne possa prendere cura. Così, all’improvviso, Edward si trova letteralmente scaricate in casa tre anziane signore, ognuna con i propri problemi e routine medicali. Jean è la scontrosa, sempre arrabbiata con tutti, predilige la solitudine e mangiare da sola. La linea della sua mano dice che è sempre arrabbiata, con gli altri ma spesso con se stessa. Avvolta in fantasmi del senso di colpa e dell’inadeguatezza. Maude e’ la devota che si imbuca ai funerali degli sconosciuti per prestare cura e attenzioni, lava i piatti e prega sostenendo la novella vedova, straziata dal dolore della perdita. Rosie è una hippie, animo artistico e non si è mai sposata, ha un amante che sente ogni giorno con l’iPad, anche se non si sono mai visti: ciò la aiuta nei momenti di solitudine. Preso coscienza della situazione in cui si è ritrovato incastrato, Edward, rapidamente organizza la sistemazione per le inattese ospiti, con la stessa cura che riserva alla sua mamma Alma. I preparativi per la prima notte sono un incubo, Edward vuole accontentare i desideri di tutte: dal materasso morbido, al cuscino in più, un bicchiere d’acqua e il rifiuto di Alma ad accogliere queste sconosciute in casa. Fino a che si ritrova a dormire nella sua macchina come gesto di abnegazione estrema, lasciando così posto nella sua casa a Les Madres. Tutto ciò arriva nella vita di Edward in un momento intenso per lui perché è appena stato invitato ad un tour americano di presentazione del suo nuovo romanzo e avrebbe bisogno di molto concentrazione e libertà di movimento, anziché questa baraonda di richieste, che rendono impossibile la gestione di una banale colazione.

 

I nervi si cominciano a distendere soltanto con l’arrivo di Ralf, fisioterapista di Alma ed ex fidanzato di Edward, che con un intuito di cuore si offre di fare un massaggio alle mani raggrinzite delle signore e le coinvolge nella lettura delle mani. Quello è il momento di svolta che le fa sentire parte di un qualcosa e accomunate da uno stesso passato. Da lì a poco inizia a formarsi un gruppo, sempre molto sgangherato ma almeno compatto, tanto da arrivare alla richiesta esuberante e totalmente insana al figlio: una gita a Galway per visitare una medium al fine di assicurarsi che gli amati defunti mariti stiano tutti bene. Quale tempismo migliore per Edward, che avrebbe avuto un’importante chiamata di lavoro il pomeriggio stesso? Alla fine dopo varie insistenze, lui accetta e questo gruppo pazzerello parte alla volta di Galway in un pulmino dell’assistenza domiciliare. La situazione, nonostante la sua pesantezza, risulta nel complesso divertente e i momenti di risate sono più di uno. Ci chiediamo cosa avremmo fatto nella sua situazione, come fa a non ribellarsi a questo rapporto di potere che la madre esercita nei suoi confronti, come fa a trovare quella pazienza infinita, ci chiediamo quanto profondo è questo amore e quanto invece l’attaccamento è costituito dal senso di colpa indiretto per quella vita di madre devota al marito maschilista ed egocentrato. Capiamo tutto, empatizziamo e ci sentiamo vicini a lui. Anche se a volte ci verrebbe voglia di dargli uno scossone e chiediamo perché si sottopone a tutto questo: quale male deve espiare? La dedizione assoluta è causa o conseguenza della sua incapacità di gestire le proprie relazioni? Adulto anaffettivo, che sa emozionare il suo pubblico parlando di giovani amori omosessuali, disuguaglianza sociale, post-colonialismo, ma incapace di rimanere fedele e presente alla sua relazione con Ralf. Sentiamo in questo amore finito tutto il senso di difficoltà dei millennial nell’affrontare le relazioni e trovare un posto nel mondo. Questo continuo moto tra dedizione e desiderio di libertà ci spezza e ci fa piangere. La poesia non manca ed il regista (Darren Thornton) abilmente ci fa vivere con le vecchie il sapore del tempo andato, specie nella scena in cui la scontrosa Maude si dà alla fuga notturna per andare al karaoke: probabilmente il suo estremo atto di protesta, quando scopre di non poter più camminare. Che dire, un film da vedere, per la sua queerness (che spettacolo il gruppetto di gay irlandesi ringalluzziti, che scorrazzano in perizomi di pelle al pride di Gran Canaria alla ricerca di liberazione dei corpi e delle menti), la voglia di libertà, di ribellione, il senso di colpa, l’(in)capacità di affrontare la vecchiaia dei propri cari, l’amore di un figlio per la madre, e di una madre per il figlio quando capisce che è ora di lasciare andare.

Una frase memorabile (con la voce rigorosamente metallica del iPad): “Stop talking. You are annoying me now.”

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