Gli eventi
443 letture 0 commenti

#Cannes2018 – LA LA LAND{O FIORINI BLUES}

di il 20/05/2018
 

Qui a Cannes è tutto organizzato perfettamente, nessun particolare sembra lasciato al caso. Cornice impeccabile, gnocche (e gnocchi) a go-go, atmosfera elegante ma sufficientemente rilassata. Eppure manca qualcosa. Non riesco a capire. Una sensazione di incompiutezza di cui non comprendo l’origine ma che minaccia di lasciare insoluta la mia esperienza sulla Croisette. La qualità discutibile del cibo? Naaa, al Festival di Venezia ho masticato cose che voi umani…

Vabbé, dopo aver intravisto Salvini in coda al chiosco, m’involo versa la sala de La Licorne per un blind date con un film di cui non so neppure il titolo. E che culo per una volta! Mi ritrovo a vedere il bellissimo Fuga di Agnieszka Smoczynska, che si era fatta notare nel 2015 con l’esagerato The Lure.

Il tema, la ricostruzione dell’identità di una persona dopo l’azzeramento della sua memoria, non è certamente nulla di nuovo sul grande schermo ma qui è trattato con una variante molto stimolante: la persona non vuole assolutamente tornare alla sua vecchia vita di madre di famiglia borghese che vede profilarsi all’orizzonte. Ottima prova della protagonista Gabriela Muskala nella duplice veste di attrice e sceneggiatrice (esordiente). Magistrale la sequenza di apertura di lei che emerge in trench dalle rotaie di una stazione della metro e svuota la vescica in mezzo ai viaggiatori sbigottiti, vale da sola il prezzo del biglietto. VOTO: 4

Dopo aver trangugiato in sei secondi una crêpe ed una Kronenbourg tiepida, di corsa al Theatre de La Croisette per vedere il vincitore del Art Cinema Award, l’attesissimo Climax di Gaspar Noé. Il regista fa una fugace apparizione sul palco prima dell’inizio per salutare il pubblico ed avvertire che nobody got hurt during the filming.

Grazie per la precisazione Gaspar perché vedendo il film il dato non appare per nulla scontato. Climax è un assalto sensoriale come di rado capita di assistere al cinema, sostenuto da una colonna sonora techno ai limiti del sopportabile. Un party tra ballerini al termine di una prova si trasforma rapidamente in un viaggio allucinato/allucinogeno/allucinante il cui epilogo è inevitabile. I movimenti di macchina che testimoniano questa discesa agli inferi sono assolutamente sbalorditivi e Gaspar ogni tanto esagera, crogiolandosi troppo nella sua bravura. Per cui alcune trovate sembrano gli sberleffi di un moccioso che sa di essere molto più intelligente dei suoi compagni (i titoli di coda all’inizio, l’insistenza eccessiva sulla inquadratura capovolta, etc) e finiscono per risultare ridondanti. Gran film comunque, averne di autori così spregiudicati in giro… VOTO: 4,5

Tutto ad un tratto la vedo. È una degli innumerevoli mendicanti di inviti che sperano in un colpo di fortuna, contando sul proprio appeal.

Credo che la signora non possa nutrire troppe speranze ma è il cartello che cattura la mia attenzione. Sta cercando un biglietto per Dogman, er canaro de Garrone. Er canaro! Ecco cos’era! Il tassello mancante! Sono qui da quattro giorni e non ho ancora sentito una singola locuzione in romanesco! Abituato come sono a vedere il Lido trasformarsi in una dépendance di Casal Palocco nei dieci giorni del Festival di Venezia, il senso di spaesamento è lampante. Rimedierò stasera su youtube con il back catalogue di Lando Fiorini e gli highlights dei gol der pupone!

C’è una coda lunghissima per Mandy di Panos Cosmatos ed evidentemente il passaparola deve essere stato consistente perché il film era già stato proiettato giorni fa. Confesso che trovo praticamente impossibile dare un giudizio obiettivo su questo film, quindi credo che la maniera migliore per farvi un’idea dell’immaginario di riferimento sia di andare a digitare su internet Worst Heavy Metal Band Album Covers (con particolare riferimento a Manowar, Stryken e Raven).

Tutto, dalla colonna sonora tonitruante, allo splatter esagerato, fino ai dialoghi demenziali, è scientificamente costruito per ottenere lo status di Cult Movie per gli amanti del trash. A giudicare dalla reazione della sala, l’operazione è perfettamente riuscita. Cage è perfetto per la parte (tanto non ha più nessuna reputazione da salvare) e l’omaggio a Barry Manilow, evidente non solo nel titolo ma nella somiglianza con il capo dei bikers cattivissimi, è la cosa più camp ed esilarante del film. Sicuramente da rivedere, possibilmente da ebbri o peggio. VOTO: nc
E adesso ho bisogno di qualcosa di forte…

Sei il primo a commentare!
 
Rispondi »

 

Commenta e vota