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Berlinale 65 – Il diario delle pecorelle (Das Tagebuch der kleinen Schafe) – Prima parte

di il 09/02/2015
 

Diciamolo subito: l´arrivo delle pecorelle cinefile alla Berlinale ha creato un certo scompiglio.

Nonostante i pass faticosamente recuperati, la meticolosa organizzazione ha dovuto gestire corsie preferenziali e particolari poltrone con rullo per allontanare le maleodoranti pallette che, come ormai è noto, sono il segnale distintivo di scarso gradimento, insieme al sonno letargico.

Per questo motivo, la visione dei film è stata fortemente limitata. Poche le sale attrezzate e una certa resistenza passiva, ha rivelato lo iato tra la grande apertura mentale dei berlinesi, cerebralmente autoimposta, e il viscerale fastidio per le bizzarrie latine.

Sia come sia, il primo film affrontato è stato l’americano Angelica di Mitchell Lichtenstein, figlio del celebre Roy, uno dei padri della pop art.cdn.indiewire.com

Sulla carta gli elementi che lo rendevano interessante erano tanti: Inghilterra vittoriana, una donna costretta all’astinenza sessuale da problemi di salute, isteria, fantasmi, atmosfere gotiche, affresco storico sociale. Peccato che il regista, pure sceneggiatore, non abbia proprio idea di come si scrive un film, come lo si porta avanti, come raccontare. La narrazione arranca in episodi ripetitivi che non aggiungono nulla a quanto si è già visto. Il crescendo rossiniano che ci aspetta da un film che descrive una discesa nelle pieghe malate della mente è svolto come fosse un compitino ma non avvince. La maggior parte delle pecorelle ha dormito. Nerina ha rilasciato sprezzante tre pallette. Detesta le opere che le fanno perdere tempo inutilmente. Siamo usciti rumorosamente per farci notare.

La serata è andata peggiorando con i due film asiatici serali. Il primo dei quali, K di Emyr ap Richard e Darhad Erdenibulag merita considerazioni non frettolose.

Restate sintonizzati su questo portentoso sito, per le prossime puntate.

 

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