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#BERGAMOFILMMEETING – Una pioggia di selfie dalla città dei mille – parte 6

di il 11/03/2016
 

E’ arrivato il sesto giorno e le ragazze che consegnano i biglietti per le proiezioni hanno iniziato ad indossare gli occhiali da sole.
Una delle rassegne più importanti del Meeting è su Shane Meadows, regista che conosco abbastanza e che mi piace. Ken Loach, Mike Leigh e Peter Mullan sono autori di un modo di fare cinema che amo molto, un cinema spiccatamente inglese e di una particolare classe sociale, quella medio-bassa. Meadows fa senza dubbio parte di questi registi.

Oggi viene proiettata l’intera serie THIS IS ENGLAND 1986, una serie nata dal successo del film omonimo che parte esattamente da dove il film si è interrotto. Più ironica e meno triste, segue le vicende dei personaggi principali del film.

Purtroppo sono riuscito a seguire solo la prima puntata perché in un’altra sala iniziava KARAMAZOVI di Petr Zelenka e, considerato il mio amore per Dostoevski, non potevo certo perdermelo. Ed ho fatto proprio bene, ad andarci, perché mi è proprio piaciuto.
Teatro dentro al film, una compagnia viene ingaggiata per rappresentare l’opera dello scrittore russo in una fabbrica polacca, dove gli operai lavorano ancora. Accanto all’intera vicenda del libro, se ne aggiunge una tutta privata per un lutto accaduto ad uno degli operai.
La storia dei fratelli Karamazov viene mantenuta pressoché intatta e recitata ad altissimo livello, tanto da farci avere l’illusione di essere davvero a teatro. Regia ottima nel seguire le vicende teatrali ed intersecarle con quelle della vita dei personaggi.
Pochissimi applausi, devo avere qualcosa che non va.
Senza annunci viene presentato SIREN di Ketter Cytter, un’altra opera di video arte dell’artista israeliana. Come il precedente mi lascia del tutto indifferente, non riesco proprio a capire dove voglia arrivare. Nel corso degli anni e dopo molte Biennali visitate, di video arte ne ho vista, molta, e una buona parte mi è pure piaciuta, ma questi video non li comprendo proprio.
Arriva sul palco l’artista, non molto loquace e quando le viene chiesto il perché di tutto quell’amore e dolore, lei risponde che forse ce lo vede il pubblico perché a lei interessa solo la forma in cui vengono composti i suoi video. Neppure troppo simpatica, come dire.

 

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L’israeliana autrice degli orrendi corti di visual art

Segue MUR di Dariusz Glazer, film polacco sull’incomprensione tra madre e figlio e l’impossibilità per un ragazzo di strada di accedere a ranghi sociali più alti. La storia è bella, ma sviluppata in modo noioso e prevedibile, nonostante la fotografia ricercata e una buona interpretazione.
Peccato.
Finalmente la serata si conclude in un bar dove ho potuto bere dei vodka tonic dopo una settimana di birre.
Ora sono pronto per l’ultimo weekend.

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